Se il Nobel per la band più ruffiana e pacchiana in ambito emo e affini verrebbe assegnato pressoché ex-aequo a Aiden e The Used, risulta invece molto difficile eleggere un chapter come capostipite del genere, soprattutto tenendo presente le molteplici diramazioni secondarie, che hanno portato ulteriore confusione.

Certo è che, se da intere riviste specializzate, del settore e non, si leggono lodi e attestati non indifferenti, anche in diversi spazi temporali, il dubbio e la curiosità di verificare di persona i fatti viene. E posso confermare che le molteplici rewiews positive sul combo di Irvine sono decisamente condivisibili. Non so, in una possibile graduatoria nel suo tag, che posto occuperebbe la band, ma comunque i Tre Volte (questa la traduzione del monicker) sanno fare il loro lavoro e pure in maniera decisamente originale come pochi.

Un perfetto mix di emo, punk, hardcore e metal: ecco cosa c'è dentro "The Artist In The Ambulance". Questo è uno di quei pochi dischi, per cui l'appellativo emocore/hardcore risulta perfettamente calzante e non fuorviante come per la maggior parte delle band a cui viene "regalato". Questo è anche il primo disco sotto la major Universal per i Californiani e succede a "The Illusion Of Safety" dell'anno precedente. Tuttavia, successivamente, dopo un altro disco-svolta in tutti i sensi, ovvero "Vheissu", la band tornerà a incidere per una label underground.

Aggiungiamoci pure che il contenuto del disco e il modo di concepire la musica da parte di Kensrue e soci potrebbe dare notevoli spunti e far nascere svariate discussioni, tematiche e molte riflessioni sul perché adesso la Epitath produca i From First To Last e gli I Am Ghost, sul perché i Good Riddance (act storico del punk hc '90 californiano) si siano sciolti e sulle dichiarazioni post-scioglimento del loro leader, sul perché molti gruppi melodic hc storici nati nei primi anni '90 sono in crisi e via andando e i topic potrebbero continuare, ma mi fermo qui per parlare di musica, visto che in fondo è una recensione e non un forum.

Potenza, energia coniugate a velocità e melodia, ecco la summa dei pezzi dell'opus. Si va da splendide melodie come quella dell'omonima "The Artist In The Ambulance" con un riffing gustoso a pezzi letteralmente lacera-corde e violenza allo stato puro "Paper Tigers" (questa praticamente tutta in screaming dall'inizio alla fine) dal mood decadente e drammatico, in cui emerge l'anima più oscura e pesante del combo e le notevoli influenze metal del combo e "Abolition Of Man". In questi due pezzi il guitarwork di Teranishi, fa capire che il ragazzo è un grande estimatore di gruppi come Metallica e Pantera e cresciuto con essi.

Dal mood del singolo "All that's left" si intuiscono subito due cose: che i ragazzi sono californiani e che devono essere cresciuti, come loro stessi dichiarano a pane e NOFX, essendo questo un puro pezzo di hc new school.

Aggiungiamoci forse che l'altro singolo "Stare At The Sun" con le sue splendide atmosfere rarefatte e calme e uno stupendo giro di basso ipnotico che la costellano è l'unica a rientrare dei canoni di ballad nel disco, e forse quella meno adatta a rispecchiare i decibel e illustrare bene i contenuti del platter. In quanto gli altri pezzi si configurano su livelli di potenza maggiori.

L'opener "A Cold Cash And Colder Hearts" è un bel componimento che fonde bene parti potenti e veloci ad un bridge più lento da poesia con stacchi di violino da pelle d'oca e un finale più urlato, e la magnifica luna assassina carica di significati di "Under A Killing Moon", "Blood Clots And Black Holes" e "Hoods On Peregrine" continuano su questa strada con batteria a mille all'ora, riff granitici e vocalizzi melodici alternati a urla a tratti anche continuative. C'è spazio anche per un' ultima cavalcata con le sue ampie distese strumentali ovvero "Don't Tell And We Won't Ask".

Diciamo che qualche singolo pezzo forse non è all'altezza del cd, ma questo non mina più di tanto la grande qualità di questo gioiellino, che si mantiene su livelli alti. Insomma non tutti i 12 pezzi sono sullo stesso livello, come logico, ma dimenticatevi la puzza di plastica e i rifiuti solidi dei The Used: i nostri fanno la raccolta differenziata come pochi.

Di solito nelle mie recensioni amo analizzare diversi aspetti che vanno oltre al semplice giudizio e gusto soggettivo, del tipo questa è bella, questa è noiosa e questa è troppo prolissa, per vedere oltre e dare altri spunti. In questo caso, diciamo tranquillamente che alla voce analisi dei componenti della band, ci sarebbe da riempire molte righe.

Del resto avere tra le proprie file Dustin Kensrue, in questo cd in gran spolvero, secondo molti uno dei migliori cantanti in circolazione, avere quel tale chitarrista nipponico molto tecnico certo Teppei Teranishi, aver un buon bassista che tesse delle trame di basso semplicemente sublimi tra le più belle che mi sia capitato di sentire e un batterista che dà una notevole accelerata e impatto alla sezione ritmica, qualcosa vorrà pur dire. I Thrice in quanto a tecnica ne hanno da vendere, riuscendo forse a fare impallidire più di un gruppo metal.

Vogliamo fare i fighetti e gli stronzi, forse pure io, ma non se sono sicuro, a mettere questo sostantivo emocore (e sia chiaro che questo è uno dei pochi gruppi con cui non si andrebbe assolutamente in errore) e appiccicarlo come un francobollo che più non si stacca addosso a certi act. Ma se diciamo che questo è semplicemente l'hardcore del 2000 e un' ulteriore evoluzione rispetto a quello di stampo ottantiano e dei 90's, alla faccia di chi lo vede in costante declino? No, non sbagliamo affatto.

Un approccio alla materia diverso da quello dei NOFX o Lagwagon, più vario, più ricercato, più tecnico, forse più interessante, che mischia i riff classici del genere punk poggiandoci sopra screaming importanti, da contorno ai clean vocals, una spruzzata di melodia emo e finendo con riferimenti nella ritmica e nel guitarwork riconducibili a generi vari come heavy-metal, nu e metalcore e con quella batteria a cento all'ora come denominatore comune e incontrastabile.

Il disco tuttavia non è di quelli che si assimilano al primo ascolto, ma dopo qualche ascolto attento, non si potrà non apprezzare questo capolavoro. La difficoltà è data da un songwriting quanto mai dinamico e sublime, con strutture dei brani varie che ne accrescono a dismisura il valore.

Concludiamo con qualche curiosità. Il nome del disco deriva dalla funzione sociale di supporto che dovrebbe avere l'artista e il musicista nei confronti della società. Parte dei proventi monetari della vendita di questo e degli altri dischi dei Thrice come da sempre vanno in beneficenza a diverse associazioni che si occupano di malati e cure.

Per tutti quelli che sono rimasti delusi dall'ultimo dei Lagwagon, per tutti quelli che volevano prendersi a bottigliate nei genitali alla svolta pop/rock dei Millencolin (e mi ci metto pure io), per chi vuole sentire semplicemente buona musica e possiede una mentalità aperta, che non si fa condizionare dalle etichette: "The Artist In The Ambulance" è per tutti voi. Si merita una chance.

Assolutamente da scoprire.

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