Sin da subito gettati in quel gran calderone chiamato “emo”, i Thursday hanno piano piano cercato di modificare le coordinate della loro rotta musicale, sfornando dischi che si allontanavano, quando più quando meno, da questo bistrattato “genere” musicale. Si è parlato di loro anche come band post hardcore e di chiare influenze dei Fugazi. Non lo so, sinceramente conosco poco i Fugazi e non voglio impelagarmi nella questione se i Thursday siano emo o no. Non mi interessa; anzi a dirla tutta conosco poco anche il gruppo del quale mi appresto a fare una recensione. O meglio ho sentito per intero un solo album, “War All The Time”, che non mi ha mai colpito in pieno, ma sentivo che questo “Common Existence” sarebbe stato diverso. E dopo tantissimi ascolti posso dire di averci visto giusto.

La sperimentazione dei nostri, da diversi dischi a questa parte divenuta una costante, qui è sempre più presente. Il lavoro offre una serie di brani potenti, infarciti da robuste chitarre, da una sezione ritmica a tratti travolgente e da una voce, ora in scream ora in clean, tutti quanti dannatamente diretti emozionanti (nel senso che sanno trasmettere qualcosa, ti sanno caricare o abbattere, comunque sia non lasciano mai indifferenti).

La cosa bella è che in undici tracce complessive è molto difficile trovare cali di tensione o di interesse: ogni pezzo infatti è tenuto costantemente in tiro da una continua tensione che sembra non quietarsi mai, nemmeno in momenti apparentemente più rilassati o di break acustico.

Il brano di apertura, “Resuscitation Of a Dead Man” chiarifica questo mio pensiero (tra l’altro ha le caratteristiche del classico “primo brano” di un disco dei nostri, grado cioè di sbatterti in faccia rabbiosamente tutto e subito).

Evito di fare un “track-by-track” (in genere mi piace descrivere le sensazioni provate ascoltando i singoli pezzi in un disco): stavolta preferisco che ognuno intraprenda il proprio viaggio attraverso “Common Existence” spogliato da eventuali giudizi che non siano i propri. Vi prego soltanto di porre attenzione a brani emozionanti come l’iniziale “Resuscitation Of a Dead Man”, “As He Climbed The Dark Mountain”, “Friends In The Armed Forces”, “Time’s Arrow”, “Subway Funeral”, “Love Has Led Us Astray” e “You Were The Cancer” (se ci sono due gemme più brillanti in tutto il disco sono forse queste due). Sette pezzi su undici (e non che gli altri valgano molto di meno): sono però certo che anche solo tre delle canzoni da me sopra nominate vi sapranno conquistare sin dal primo ascolto.

Per concludere, mi piace sottolineare come in questo disco tutto sembra fatto a regola d’arte: dalla qualità nella registrazione al modo in cui si intrecciano delicate melodie a sfuriate elettriche impetuose o voci dolci e cullanti, vagamente malinconiche, che d’improvviso graffiano e lacerano. Per non parlare dei testi, mai troppo criptici e comunque sempre in grado di sposarsi perfettamente con i momenti musicali proposti dai nostri.

Il disco si merita, per quanto mi riguarda, il massimo dei voti. Può non piacervi l’emo, può non piacervi il post hardcore: i Thursday non sono solo questo, almeno non in questo “Common Existence”. Uscite discografiche di ottima caratura sono state un po’ latenti in questi otto mesi del 2009, soprattutto in campo “alternative” (che non vuol dire molto come termine lo so, ma rende un minimo l’idea). Non dovete commettere però l’errore di farvi sfuggire questo disco che (lo ripeto, è detto da uno che i Thursday, l’emo e il post hardcore li conosce poco), vale davvero la pena di ascoltare e di fare proprio.

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