Tim Hecker è un compositore di musica elettronica canadese. Celebre per i suoi lavori quali Radio Amor, Harmony in Ultraviolet, Ravedeath 1972 e Virgins, egli vanta attualmente una delle discografie più invidiabili all'interno del panorama musicale attuale. Hecker può definirsi a tutti gli effetti un innovatore, fedele alleato della tecnologia musicale e del progresso. Pur non essendo prettamente un compositore d'avanguardia, le sue sperimentazioni non sono mai fini a se stesse e generano musica che denota una sensibilità artistica senza eguali. Per questo motivo è a mio avviso corretto elevarlo a tale titolo.
La musica elettronica è con tutta probabilità la musica del futuro. Il rock n' roll non morirà mai, è vero, e lo dice un amante dei Rolling Stones o dei Sonic Youth, verrà sempre amato e suonato. Il jazz viene ormai fuso con pressapoco qualsiasi genere musicale, autodonandosi svariate e nuove sfumature. Il pop sarà probabilmente ancora per chissà quanti anni la musica che riesce a comunicare in maniera più diretta con le masse. E potrei continuare a oltranza, perché quasi ogni genere suonato con strumenti classici probabilmente non ''morirà'' mai, se inteso nel senso di essere ascoltato ed apprezzato. Il punto è che molti generi hanno forse già dato tutto, ed innovarli radicalmente è a mio avviso quanto di più difficile esista al mondo al giorno d'oggi. Certo, innovare non corrisponde sempre alla parola ''migliore'' o ''superiore'', ma è indubbiamente affascinante la ricerca di nuove forme musicali. Chiudo questa parentesi dicendo che amo tanti generi musicali, e che non si tratta di sminuirne nessuno in particolare.
La musica elettronica, però, nasce col pretesto stesso di evolversi parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie, capaci di creare suoni mai sentiti prima. L'ha sempre fatto, sin dai primi esperimenti risalenti all'inizio del secolo scorso. Suoni puramente elettronici vengono ormai da molti anni utilizzati in quasi ogni genere, ed anzi è proprio grazie a queste nuove tecnologie che è stato possibile rinnovare molti generi musicali. Le possibilità di dare forma a suoni nuovi sono infatti infinite, esse superano di gran lunga qualsiasi aspettativa. Il suono stesso può essere scomposto in migliaia di parti, analizzato, ritoccato e ricostruito. Ed è indubbio che più sarà possibile farlo grazie alle nuove tecnologie, più si proseguirà in questa direzione. Ma è davvero musica quella generata da uno strumento tecnologico che crea un suono puramente elettronico? ovviamente sì. Certo che dallo sperimentare qualche schizzo al poter comporre un'opera d'arte compiuta e rifinita, ce ne passa. Molti hanno tentato di imitare Hecker in questi ultimi anni, pochissimi sono riusciti soltanto ad avvicinarsi alla sua espressività musicale.
La copertina di ''Ravedeath, 1972'' rappresenta ciò di cui abbiamo parlato fino ad adesso. La caduta di un piano dal tetto di un palazzo rappresenta il decadimento musicale, l'abbandono della musica così come la conosciamo, (almeno in maniera concettuale) verso nuove strade ed orizzonti tutti da esplorare. In sostanza, verso l'ignoto. Ho scritto in maniera concettuale perché se credete di ascoltare un disco composto da suoni puramente elettronici vi sbagliate, in parte. Ravedeath è stato infatti registrato in una grande chiesa a Reykjavik, in Islanda. Hecker ha qui semi-improvvisato delle brevi composizioni su un organo a canne. Tutto ciò che sentirete in quest'album è frutto di moltissimo tempo passato in studio a mixare, costruire, decostruire e ricomporre ogni singolo suono di quelle improvvisazioni. Troviamo inoltre nel mixaggio anche il pianoforte e la chitarra elettrica, giusto per ribadire quanto il rapporto tra strumenti acustici ed elettronici sia ancora oggi assolutamente fondamentale. L'organo non avrà più però il suono che conosciamo, sarà distorto ed il suono stesso rimodulato a piacere, secondo il volere del compositore. In sottofondo, migliaia di suoni puramente elettronici che dipingono lo sfondo del quadro. La qualità di Hecker sta nel fondere tutti questi elementi in maniera così superlativa. Dietro un lavoro del genere ci sono un' infinitità di ore di lavoro in studio ed una conoscenza delle tecniche di mixaggio che farebbero invidia anche al più virtuoso musicista. La totale presenza di droni e rumori, e la forte componente dell'improvvisazione all'interno del disco, non fanno altro che ribadire la qualità artistica unica di Hecker, capace di lasciar respirare una musica così complessa, (che di fatto rappresenta principalmente la teoria più che la pratica) donandole un'anima ingenua e spontanea, da sempre presupposto fondamentale ed imprescindibile della musica.
Lo stile di Hecker è, come dicevo, fortemente influenzato dal rumore. Il disco è classificabile come musica Noise/Drone, oltre che Ambient.
A proposito del rumore è corretto citare il celebre compositore d'avanguardia John Cage:
<< Ovunque siamo, quello che udiamo è prevalentemente rumore. Quando lo ignoriamo, ci disturba. Quando lo ascoltiamo, ci affascina>> (John Cage).
Tutto ciò che ascoltiamo infatti, dal vento al suono di una cascata, è classificabile come rumore. Hecker iniziò a comporre musica modulando il rumore bianco dopo averlo registrato da fonti radio. Egli riesce a trasformare qualsiasi suono in musica, ma non lo fa più come un esperimento di musica concreta/elettroacustica, bensì associando ad ogni singolo suono una collocazione precisa, e componendo di fatto un'opera ben definita in tutti i suoi più piccoli dettagli.
L'ambient Heckeriano è figlio dell'ambient cosmico di Klaus Schulze tanto quanto del minimalismo di Steve Reich e Brian Eno. Il risultato è tuttavia assolutamente unico e personale. Ravedeath 1972 è già entrato con pieni meriti nella storia della musica elettronica. La musica Ambient ha da sempre la funzione di generare riflessioni ed immagini all'interno degli individui che ne vengono colpiti. Questo non può ovviamente accadere con tutte le persone, rimane anzi un genere piuttosto di nicchia, ma quando questi suoni toccano le corde giuste di un particolare individuo, i sintomi più comuni sono: i ricordi di infanzia; uno stato d'animo che oscilla tra la tristezza, la felicità e la calma interiore; nostalgia di posti visitati e non; continue immagini collocate tra loro in loop.
Insomma, un vero e proprio viaggio mentale, puramente personale. Per concludere riporto una citazione di Klaus Schulze che a mio avviso si abbina perfettamente all'ascolto di Ravedeath 1972, e che sintetizza perfettamente ciò che ho provato ad esprimere a parole mie poco fa:
« Auguro a tutti una piacevole esplorazione di se stessi, non riesco a esprimerlo al meglio con le parole, perché non sono un poeta ma un musicista. »(Klaus Schulze)
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