Bob Dylan ha costruito sulle tante "miss solitudine" una intera produzione discografica, tanto che alla fine se dovessi scegliere un solo aggettivo per descriverlo, direi "rancoroso". Qualcosa che comunque invece che costituire un limite, significa la sua grandezza, perché del resto non c'è nessun sentimento che meglio che il rancore possa spiegare la natura umana. Allora ribaltare su se stessi il contenuto di una canzone così importante come "Like A Rolling Stone" è forse il biglietto da visita più significativo per presentare il nuovo disco dei Titus Andronicus. Una scelta spiegata da Patrick Stickles in una interessante "chiacchierata" con Ryan H. Walsh (giornalista e artista, tra le altre cose frontman degli Hallelujah the Hills e marito di Marissa Nadler) come simbolica nella svolta del sound della band (del resto quella fu anche la canzone simbolo del cambio di suono e stile di Bob Dylan) e allo stesso tempo una rottura marcatamente punk tipo, "No Bob, tu non mi freghi, io, tutti quanti noi siamo delle maledette fottute mine vaganti e sappiamo tutti quanti perfettamente come ci si sente quando tutto va in puttane."

Del resto con "A Productive Cough" (Merge) Patrick Stickles qui alza decisamente il livello della qualità della produzione dei Titus Andronicus (la formazione al momento è completata da Liam Betson, R.J. Gordon e Chris Wilson) con delle canzoni imperniate sull'importanza della sua scrittura e che lontane dalla definizione di "indie", sono tutte accompagnate da una serie innumerevole di musicisti e tra cui spicca sicuramente la vocalist Megg Farrell, autrice di una fantastica interpretazione nella ballads "Crass Tattoo", solo una peraltro delle bellissime canzoni fondate sul suono insistente del pianoforte (il singolo "Number One (In New York)", "Mass Transit Madness (Goin' Loco')") tipicamente oscillante come nella tradizione Bob Dylan, stile ripetuto anche nei pezzi più elettrici come "Real Talk", "Above the Bodega (Local Business)", la già menzionata "(I'm) Like a Rolling Stone".

Avvicinarsi a Dylan anche solo per sbaglio è sicuramente un tentativo che potrebbe mandare letteralmente in frantumi i buoni propositi di un mucchio di musicisti, ma qui i Titus Andronicus (in realtà sempre più una creatura del solo Patrick Stickles) si dimostrano all'altezza della situazione e riprendendo anche una certa freschezza Jeff Mangum e Neutral Milk Hotel, realizzano un disco di musica rock convincente e dove spiccano notevoli capacità di songwriter e gusto per gli arrangiamenti e che se supererà la prova del tempo, potrebbe aprire una nuova pagina interessante per la storia di questo gruppo e quella della musica americana.

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