Da un po' di tempo ho deciso di ampliare i miei orizzonti musicali. Da troppo tempo, infatti, ascolto solo Queen, che anche se ogni canzone è sempre un'emozione, e ogni volta che sento "Bohemian Rhapsody" mi viene sempre la pelle d'oca, credo sia giusto aprirsi sempre di più, conoscere nuove cose, nuovi sound, aprirsi a nuove prospettive.
Al momento, rimanendo sempre nell'ambito Rock, mi sto dando a The Who o Pink Floyd, mentre grazie ad un mio amico mi sto aprendo a nuovi generi come Jazz o Elettronica. Sempre su suo consiglio, però, sto esplorando un po' Onda Rock, il sito che permette di avere una vera visione del Rock e di tutto quello che gli gira intorno. Proprio girando per questo sito, mi sono ritrovato davanti ad un autore il cui nome sembrava molto familiare: Tom Waits. Non ricordavo bene chi fosse, così ho ascoltato quello che Onda Rock cita come pietra miliare: Swordfishtrombones.
Rispetto tutto quello che ascoltavo prima, qui siamo in tutt'altra musica, che non si basa su energia o chitarre come nella classica canzone Rock'n roll, ma si fa leva su atmosfere più meditative, rilassanti e molto dolci. In generale l'album mi ha fatto una bellissima impressione, ed è soprattutto quella che Onda Rock definisce come voce "fumo e miele", che trasporta la mente e l'immaginazione. Una voce particolarissima e bellissima, che riesce ad essere dolce e graffiante, me senza mai annoiare o infastidire. E' proprio questo quello che capitava a me: sentendo un album, infatti, (forse per la diffidenza del primo ascolto), non sentivo quella voglia che mi spinge a continuare ad ascoltare un CD.
Un buon album che si rispetti, invece, deve appassionare l'ascoltatore, fargli volare la fantasia a volte. Swordfishtrombones ci riesce. Tra la voce da blues-man particolarissima di Waits, i ritmi melliflui del pianoforte, ed in parte anche la brevità delle canzoni, non riuscivo a cambiare neanche la singola canzone per "vedere come andava a finire". Scusate se continuo a citare Onda Rock, ma ecco quella che secondo me definisce meglio Waits come artista: "Blues-man bianco, poeta dannato, cantore per eccellenza dell'American Underground". Purtroppo mi viene da riflettere sul fatto che un'uomo che sia riuscito a scrivere e creare capolavori immani, dotato di una forza vocale straordinaria, sia potuto cadere nel baratro dei "vizi". Forse è una prerogativa dell'uomo famoso, che mettendo assieme delle note riesce a farci sognare e a cambiare il nostro stato d'animo, o meglio ancora metterlo in musica.
Tornando all' album non credo che sia necessario fare un tedioso elenco di ogni canzone, mettendone in luce pregi o difetti (Che comunque io non ho trovato), in quanto essendo bello nel suo insieme, l'album non ne abbia bisogno. Con questo non voglio certo rendere meno un onore che questo CD meriterebbe, analizzando le sue canzoni, tanto è che ogni singolo brano è una singola perla. Credo, però, che invece delle perle, si debba guardare la collana che esse formano: una collana che sta bene un po' a tutti, anche a chi come me si è avvicinato da poco a questo artista.
Concludendo, questo album è secondo me la dimostrazione pratica che un CD e la musica che ha incisa, sia immortale. Nelle sue canzoni, Waits parla delle strade di Los Angeles di notte, del paese della moglie, di amici, di gente che in qualche modo gli ha lasciato un segno, e lui riesce a farci percepire ogni singola emozione, a distanza di quasi 25 anni dall'uscita dell'album.
Non credo di essere un critico musicale, o tanto meno uno che capisca molto di musica, anzi, scrivo perché vorrei trasmettere a voi quello che un album ha trasmesso a me. Ed è proprio ascoltando questi CD che mi rendo conto di quale sia la "Musica", e di come oggi ne sentiamo sempre di meno.
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