Prima metà degli anni ottanta.

Il mondo Hard’n’Heavy (e tutta la musica in un certo senso “dura”) attraversa una delle sue più importanti fasi evolutive. Gli insegnamenti dei padri del genere (Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, Blue Oyster Cult, Motorhead etc...) vengono rivisti, rivisitati, re-interpretati e, in parte, sconvolti da quelli che saranno i gruppi più influenti per lo sviluppo di certe sonorità: la New Wave Of British Heavy Metal inglese apporta elementi di velocità e “coinvolgimento da stadio” con nuovi gruppi e vecchie leve che affondano le loro radici negli anni settanta (Judas Priest, Iron Maiden, Daimond Head, Saxon etc...), riuscendo a rielaborare e rinvigorire sonorità “sabbatthiane” e “oysteriane” già esistenti (gli stessi Black Sabbath in quegli anni si distaccano, in parte, dalle sonorità Doom degli esordi in favore di un Metal di più “ampio respiro”).

A San Francisco la Bay Area, con gruppi come Exodus, Metallica, Slayer, etc..., raccogliendo e in certo senso unendo, l’Hard Rock del decennio precedente, l’estremismo da strada alla Motorhead e l’attitudine aggressiva e distruttiva del post Punk ad una velocità ed a una convinzione tecnica innovativa (per l’epoca), danno vita a quello che verrà chiamato: movimento Thrash Metal (che in quegli anni stava nascendo anche nell’area di New York con gruppi come Anthrax ed Overkill o in germania con il trittico Kreator-Destrutcion-Sodom), dal quale poi si svilupperanno, quasi contemporaneamente, il Death e il Black metal (e sottogeneri) che estremizzeranno ed uniranno alcune matrici Thrash a sonorità e tematiche cupe e claustrofobiche di gruppi pre-Thrash come i mitici Venom (che influenzano anche il thrash delle origini).

Quasi nello stesso momento, sempre in America (Manowar, Warlord, Virgin Steel, Cirith Ungol, Savatage etc...) e in Germania (Running Wild, Grave Digger etc...), nasce il movimento Epic e Power Metal... Anch’esso prende spunto dai gruppi e dalle sonorità anni settanta stravolgendole però con un pathos e una maestosità ricercata e con tematiche che vanno dal fantasy mitologico allo “stradale-motociclistico”. Ma in quegl’anni non c’è solo una volontà di totale sviluppo e, in un certo senso, di distacco evolutivo dalla musica anni settanta... Proprio in America, infatti, molti gruppi (nati proprio alla fine degli anni settanta) tentano (con successo) di rivitalizzare e dare nuovo splendore all’ Hard Rock’n’Roll del decennio precedente portandolo ad essere contaminato, ma solo in parte, da sonorità più Heavy nate sempre alla fine dei seventeens... Gruppi come W.A.S.P., Kiss, Poison, TNT, Riot e Twisted Sister sviluppano e creano un “ibrido” Hard & Heavy incredibile e mostruoso che si nutre di eccessi, stravaganze ed incubi, assimila paure e credenze dalla strada e le tramuta in musica e sentimento... Questo “ibrido” risulta volutamente molto più legato all’Hard Rock anni settanta (quasi come ne fosse il più diretto degli eredi) rispetto ai sopraccitati generi (Thrash,NWOBHM,Power che dall’Hard Rock prenderanno solo spunto per la propria creazione), e viene da alcuni chiamato Street Glam Hard Rock, o più comunemente Glam Metal (anche se avrà solo alcuni punti di contatto con il Metal in senso lato). Le caratteristiche di questo tipo di musica sono da ricercare nell’aggressività dei riff di chitarra, nella sezione ritmica semplice ma grintosa, nell’interpretazione e nel “feling vocale”, nelle tematiche ribelli e di accusa che sono spesso usate nei testi e soprattutto nell’immagine nichilista, eccessiva e super truccata che spesso viene esibita dai vari membri dei gruppi (l’orrido gusto nel vestire, il trucco messo con la cazzuola e le capigliature cotonate e crespe saranno le maggiori caratteristiche estetiche del Glam).

Una delle principali (e a mio avviso migliori) band di questo nuovo (vecchio) movimento musicale sono, senza ombra di dubbio, gli esaltanti e spregiudicati Twisted Sister... La band nasce addirittura nel 1974 per opera del chitarrista Jay Jay French, ma solo nel 1976 entra a far parte della formazione il membro che caratterizzerà l’immagine e la musica della “Sorella Schizzata”: il cantante Dee Snider, incredibile e carismatico animale da palco con una personalità scenica e una capacita vocale che, ai tempi, aveva pochi rivali. Il gruppo si compone poi di musicisti molto affiatati come il chitarrista Eddie “Fingers” Ojeda, il bassista Mark “The Animal” Mendoza e il grintosissimo batterista A.J. Pero. Sin dai primi vagiti la band si fa notare in patria per la sua capacità di comporre, più che semplici canzoni, veri e propri inni di ribellione, unendo il tutto con un immagine eccessiva e “ripugnante”. È questo il caso del primo singolo targato 1981: “Bad Boys Of Rock & Roll”.

Poi i primi due album ufficiali: “Under The Blade” del 1982 e “You Can’t Stop Rock And Roll” del 1983, che li consacrano come indubbi e degni eredi del grande Alice Cooper (una delle personalità più importanti per la creazione stessa del Glam). Ma è nel 1984 che il gruppo sforna (e qualcuno potrebbe dire “vomita”) il suo lavoro più importante, riuscito e maligno: L’incredibile “Stay Hungry “. L’album presenta la band al suo massimo splendore ed affiatamento, e tutti (ma soprattutto Dee Snider) sono ispirati come non mai, sia nella prestazione strumentale sia nel songwritting... Ed è subito successo.
L’immagine rabbiosa e animalesca di un Dee Snider affamato, che si appresta a divorare con ferocia un grosso osso sanguinante, ci accoglie sin da subito sulla copertina del disco e ci anticipa cosa troveremo all’interno: canzoni quadrate e incredibilmente trascinanti... Canzoni mai troppo tecniche ma precise e potentissime con un (sopraccitato) feling che ti fa scuotere e saltare, cantare e gridare... Insomma, musica incredibilmente coinvolgente ed energetica che fa quello che riesce (aimè) solo a pochi: scatenare l’adrenalina di chi l’ascolta (e scusate se è poco).
Al suo interno troviamo veri e propri sfoghi di rabbia e sentimento come la roboante e barbarica tiltle-track dove la fa da padrona la graffiante e possente voce di Snider, come sempre protagonista assoluta, assieme ai bellissimi e melodici assoli del duo French-Ojeda... Si prosegue con quella che è considerata il capolavoro dei Twisted Sister, e cioè “We’Re Not Gonna Take It”... Questa traccia è magnifica nella sua semplicità e si può considerare a tutti gli effetti un vero e proprio inno “scherzoso e travolgente” (la traccia si discosta leggermente dal resto, e per questo spicca ancora di più, e ne verrà fatto anche un divertente video).

Calano le tenebre e l’atmosfera si fa oscura e sulfurea... Arriva “Burn In Hell”... Il pezzo parte influenzato da sonorità care ai primi Black Sabbath per poi trasformarsi in una cavalcata inarrestabile verso il profondo degli inferi, con riff veloci e potenti e doppie voci corali che caratterizzano tutti i pezzi (soprattutto nei ritornelli). Si passa alla piccola suite “Horror-Teria” che a sua volta si divide in “A)Capitan Howdy” e “B)Street Justice”... Anch’essa riprende le tenebrose sonorità della precedente, riuscendo ad essere, in qualche modo, ancora più originale, soprattutto nella seconda parte, con un lavoro di chitarra quadrato come non mai. La luce ritorna con quella che è la più famosa e trascinante canzone della Sorella Schizzata... Un inno che ti travolge come un treno in corsa, da cantare a squarcia gola e che più diretto non si può: sto parlando della mitica “I Wanna Rock”. La canzone fece un incredibile successo al tempo con il video costantemente trasmesso e la canzone che girava su tutte le radio... Fantastica nel suo incidere scherzoso e convinto allo stesso tempo, con un testo che è quasi una filastrocca scioglilingua.

“The Price” è la ballata dell’album... quel tipo di canzone che in molti lavori abbassa la media totale per la propria prevedibile “sdolcinatezza”... Ma che in questo caso si posiziona perfettamente e risulta uno dei pezzi più riusciti... Sorprendente la voce di Dee Snider che riesce a viaggiare lontano dai suoi soliti lidi aggressivi e taglienti in favore di una “dolcezza” imprevista (niente di mieloso comunque).
“Don’t Let Me Down” riprende i ritmi e le atmosfere della Title-track con un ritornello orecchiabilissimo e veloce che vi si stamperà in testa al primo ascolto e un infuriato duetto di assoli.
Arriva quasi alla fine il pezzo più teatrale ed epico dell’album: “The Beast”. Il titolo la dice lunga sul contenuto della canzone: maligna, oscura e pesante al punto giusto con sonorità Sabbathiane che si uniscono in parte ad una atmosfera al limite dell’Epic Metal di inizi ottanta.
“Stay Hungry” si conclude con la rabbiosa e quadrata “S.M.F.” e non poteva farlo in maniera migliore: melodie accattivanti, assoli perfetti, sezione ritmica sugli scudi e tanta tanta energia.
Purtroppo e nostri non riusciranno più a proporsi a questi livelli negli album successivi che, se pur buoni, non raggiungeranno la carica e la spregiudicata “allegria maligna” di “Stay Hungry”... Un unione di melodie che catturano al primo ascolto e di rabbia e ribellione, in qualche modo scherzosa, che trasuda da ogni nota.

Un album da ascoltare e riascoltare, un capolavoro dell’Hard Glam Rock che, non risulterà tecnico e innovativo, ma possiede una caratteristica che pochi (capo)lavori possiedono: una convinzione palpabile e una carica incredibile che fa cantare e saltare e che non sfiora mai, ma proprio mai, la noia o la ripetitività. Insomma... Ascoltatelo... Vi risulterà difficile non muovervi e urlare.
PLAY IT LOUD, MUTHAAAAA!

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