Surfando nel DeArchivio si scopre che Ty Segall, questo ragazzetto ormai trentenne, è conosciuto ma non esplorato come si deve. E' vero, ha fatto troppe cose e non è facile stargli dietro, ha mille progetti assieme, cambia formazione ad ogni amen, ha forse ormai anche troppe influenze diverse per poterlo definire oggi. Quindi: vi riporto alle origini della faccenda.

Ty Segall nasce cazzaro, nessuno potrà mai toglierli questa etichetta. Cazzaro, grezzo, casinaro, sporco e pure incapace. Ed ha anche la fortuna di essere californiano e di poter attingere ad una tradizione mica male; oltretutto là in questi anni c'è un fermento vero, la scena punk/garage/fuzz etc etc di quelle parti è un punto di riferimento, una nuova "Californication", una californizzazione garage-punk. Il primo LP, omonimo del nostro, da NON CONFONDERE con l'altro omonimo, cioè Ty Segall (2017), è una discarica sonica sparata a volume esagerato. Un vero macello: innanzitutto suona da solo e usa la drum machine, suona è un parolone, usa qualche accordo e qualche accorgimento ma è ciò che ne esce è una grattugia distorta. Ma anche perchè il suo obiettivo d'esordio era proprio questo, grattugiare la faccia di chiunque lo avesse ascoltato! Ed è per questo che Ty non dev'essere scambiato mai per un artista che esplora generi e che ha un credo musicale di chissà quale DeRango. Lui si crogiola nello spirito punk, nella demenzialità e nel cazzeggio, tutto quello che sentite dopo: le ammiccate al funky, al blues, al rock de 'na volta, è tutto in funzione di un cazzeggio ragionato. Se andate a prendere "Ty Rex", il suo tributo a Marc Bolan, potete comprendere quale sia la sua reinterpretazione del Glam Rock, ed eccovi sintonizzati nel mondo di Ty. Quando dal vivo canta le sue canzonette "sentimentali", se guarda i suoi soci per sbaglio scoppia a ridere perchè non ci crede davvero, ci sta solo prendendo per il culo. Per me è stato amore a prima vista.

L'album è composto da ben 12 canzoni, tutte molto simili. Se ascoltate a massimo volume creano un effetto "stoner" che nemmeno una bottiglia di Tequila; i testi sono seriamente banali, lui è serio e dice seriamente un sacco dei scemenze. La voce è distorta malamente. Insomma, sto descrivendo una schifezza... Invece no!!!! Il suo genio è proprio qua, con tutta la rozzagine che si impegna a mostrare crea un capolavoro. La cacofonia è solo strumento di una scarica adrenalinica enorme, lui urla, si dimena, ci spara addosso un'energia senza limiti; ascoltandolo viene voglia di sfogare anni di rabbia repressa e spaccare tutto. I riffettini sono semplici ma ultracoinvolgenti, la batteria picchia tutta uguale e mezz'ora dopo che è finito l'album ci si scopre a scuotere ancora la testa su e giù mentre si passa davanti allo specchio. Intendiamoci, dopo un pò tutto 'sto bordello non è sopportabile, lo si ascolta qualche volta poi gli si dà la giusta dimensione. Ma è il concetto che deve passare e restare: qua c'è materia lavica pronta a distruggere tutte le schifezze che si sentono al giorno d'oggi! Io son vero: voi no! E ve lo dimostrerò (ad oggi ci sta riuscendo eccome) anche senza Spotify (quello che trovate è stato costretto a metterlo) e i social demmerda: solo con la mia musicaccia!

Gli ascolti d'obbligo sono "Go Home", "The Drag", "Pretty Baby (You're So Ugly)", "Oh Mary" (un treno in faccia), "Dont' Do It", che nello spezza-riff mi ricorda "Lady Sniff" dei Surfisti Del Buco Del Culo in quanto a fantasia; e poi c'è la cover dei Ramones "You Should Never Have Opened That Door", che giustamente rimanda al mondo di riferimento del golden-boy californiano. Spero di essere stato chiaro: godetevi l'ascolto senza serietà, Ty Segall non vuole serietà, vuole che la sua musica susciti il punk che sta in ognuno di noi! E nonostante tutto questo, sono pronto a scommettere che nel giro di una decina d'anni sarà a tutti gli effetti uno dei mostri sacri di questa prima parte di secolo. Sarà, la mia, un'affermazione improvvida ma me ne prendo tutte le responsabilità. La sua evoluzione successiva parla chiaro: punta dritto alla cima del mondo.

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