Mi chiedo spesso che personalità si celi dietro gli artisti e quanto questa possa influenzare le proprie inclinazioni interiori e la successiva vena creativa.
Scott Hansen, in arte Tycho, se tale nesso consequenziale esiste, a giudicare dalla sua visione (che per chi lo conosce capirà non trattasi di mera enfasi lessicale) deve essere un tipo abbastanza schivo, forse nemmeno troppo loquace, che ama rifugiarsi dietro il proprio mixer e far parlare di sé attraverso le proprie composizioni.

Il suo castello di sabbia, costruito negli anni, si è fatto via via più corposo ed imponente. La sua chill-out dal profumo tropicale ora più ambient (“Past Is Prologue” e “Dive”) ora più timidamente post-rock (“Awake”) ha spinto con garbo le onde verso la riva, accompagnando tramonti e gite spirituali lasciando un senso di pace dei sensi totale. Non canzoni, che poi parliamo di note strumentali, ma di visioni colorate per l’appunto, quasi una sorta di medicina dell’anima.
Tycho, a differenza di un Bonobo, ha scelto saggiamente di evitare nel corso della sua carriera rischiose collaborazioni pop che potessero annacquare la materia prima principale, riuscendo allo stesso tempo a non suonare in maniera generica o stanca.

Il suo quarto, e finora ultimo lavoro “Epoch”, uscito due anni or sono rappresenta un po’ un compendio della sua estetica visiva e sonora costruita nel corso degli ultimi 15 anni. Dico visiva non a caso essendo il dj americano noto anche sotto l’altro pseudonimo ISO50 per i suoi lavori in ambito fotografico e grafico e incanalando anche questa esperienze nella dimensione live.

Siamo di fronte ad un disco che propone ottimi momenti di estasi tra cui l’iniziale “Glider” con il suo tiepido tepore mattutino, “Horizon” e “Rings” con i suoi arcobaleni sensoriali, pur mancando la freschezza e l’effetto sorpresa dei due dischi precedenti. Siamo in bilico tra momenti di contemplazione totale e fugacissime alte schiarite in direzione Explosions In The Sky (“Division”).

Un lavoro eterogeneo, a cui forse manca un forte collante come avveniva in passato, che non stravolge la formula ormai collaudata. Gli ascoltatori di lungo corso probabilmente concorderanno con me, per chi invece non è mai entrato in contatto con il suo universo fatto di fine sabbia dorata e acqua cristallina il consiglio è quello di partire iniziando ad abbeverarsi dalla fonte maestra con un passettino indietro verso il fondamentale “Dive”.

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