War. La prima grande opera di una band chiamata U2 e terzo album della band. 

Un album caratterizzato da una drammatica potenza data essenzialmente da 4 elementi fondamentali: una voce di Bono a livelli davvero straordinari, un'esplosiva e graffiante chitarra di Edge, ed un basso e una batteria fondamentali e in perfetta sintonia.

Riflessioni, pensieri e denucie di tutto ciò che un male terribile come la guerra può portare, sensazioni intense che non passano dall'entrata di sicurezza ma che colpiscono come freccie dritte al cuore. A partire dalla copertina, bellissima e dannata, di un bambino: la sua espressione tesa, gli occhi fissi ed impauriti e le labbra macchiate dal sangue.

War inizia alla grande e si apre subito senza mezzi termini con una canzone destinata a fare la storia della band, e a diventare uno dei più celibri inni di protesta del del rock di tutti i tempi, "Sunday Bloody Sunday". Quella maledetta domenica irlandese (31/1/1972) dove 13 dimostranti vennero barbaramente uccisi dall'esercito inglese a cui fu ordinato di sparare sulla folla, viene raccontata in un pezzo straordinario per musica e parole caratterizzato da una voce di Bono potente e arrabbiata come non mai, da quell'indimenticabile melodia di chitarra e dalla batteria che introduce il pezzo come un lampo che espolde nel cielo. "Sunday Bloody Sunday" parla di fazioni opposte, di schieramenti diversi, di lotte continue e inutili, ma alla fine la tesi resta solo una: chi ha vinto? Chi ha perso più uomini sul campo? Tutto questo non conta, con la violenza e con la guerra perdiamo tutti, inevitabilmente. La vera battaglia deve ancora iniziare, e per combatterla verrà il giorno in cui dovremo esserere tutti finalmente uniti.

Dopo il grande inizio, segue "Seconds". Questa volta il tema è la Guerra Fredda, si parla di come in un secondo si possa decidere la vita di milioni di persone semplicemente premendo un bottone ("It takes a second to say goodbye"). Canzone anch'essa aggressiva dove predomina un riff di basso azzeccatissimo e deciso.

Neanche il tempo di essere stati lasciati dalla Bloody Sunday che gli U2 piazzano un altro  immenso capolavoro, "New Year's Day". Nella canzone si parla di come niente cambi, neanche a Capodanno, appunto New Year's Day, di come tutto rimanga immutato e coperto da un cielo rosso di sangue. Il pezzo è caratterizzato musicalmente da uno straordinario riff di basso che si ripete per tuta la canzone, mentre la chitarra, inizialmente in ombra, e più occasionale, esplode a metà canzone con un assolo geniale e uno dei migliori mai suonati da Edge. Sensazioni senza fiato per Bono, che con la sua voce sembra un treno in piena corsa, da cui non si può fare a meno di essere travolti. Immenso.

La quarta traccia dell'album, "Like a Song", è forse la più potente e aggressiva. Un'altra volta gli U2 piazzano un pezzo da 90 che presenta un batteria pestatissima, una chiatarra eccezionale e protagonista che si abbandona ad un altro fantastico assolo, echeggiato dalle note praticamente urlate e più rabbiose che mai di un Bono forse mai così in forma. Like a Song parla di questa "generazione senza nome" e con poche speranze, racconta di quanto ci piaccia portare uniformi e distintivi, di quanto godiamo nello sventolare bandiere, quando in realtà continuiamo a dividerci inutilmente e ad abbandonare gli altri.

A questo punto l'album inizia a perdere un pò il carattere acquisito con le prime canzoni, il livello non è più all'altezza e rimangono canzoni rispettabili ma putroppo non comparabili con le precendenti. C'è la calma di "Drowning Man", "Two Hearts Beat as One", "Red Light" e "Surrender" che rivelano a tratti ancora una certa immaturità e risultano in certi momenti un pò troppo stancanti e continuative.

Poco male, l' album si conclude con una perla che condensa tutta la rabbia in un'atmosfera di grande calma. "40" si presenta come una sorta di semplice  preghiera verso Dio per la salvezza del mondo, ma soprattutto di sè stessi, ed è tutt'ora suonata puntualmente alla conclusione di ogni concerto udduico. Segno della sua grandezza e inossidabilità dopo 25 anni di vita, così come l'album su cui è stata incisa, forse non il migliore della band, forse un pò incompleto, ma ricordiamolo, pur essendo stato scritto solo all'età di 23 anni è di certo depositario di canzoni (New Year's Day e Sunday) che rimangono tutt'ora tra le migliori mai fatte dalla band e forse (parere mio.) dell'intera storia del rock 'n roll.

 Ciao a tutti.

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