"Un critico inglese, negli anni 80', definì la voce di Udo Dirkschneider, cantante dei tedeschi Accept, il verso di un alieno che partorisce". Con questa citazione tanto divertente quanto azzeccata, il mondo cominciava a capire che tipo di personaggio fosse Udo Dirkschneider. Magari, per chi lo sentiva solo per sentito dire, si immaginava un tipo alla Paul Stanley, alto, con tanti capelli, con un certo fascino. Sbagliatissimo! Basso, un po' cicciottello, con tutto tranne fascino, Udo è sempre stato a mio parere, il contrario della rockstar tipo. Da sempre grande ascoltatore della musica, sul finire degli anni 60' decide di fondare il primo embrione di quelli che saranno poi gli Accept, che a seguito di impegni, abbandoni ed altre cose, vedranno il loro omonimo debut solo nel 1979. Negli anni successivi, la musica degli Accept si è andata sempre a fare più "dura", sullo stile degli Judas Priest, ma con un chitarrista granitico e macina riff come Wolf Hoffmann dalla parte dei tedeschi.Il successo arriverà nel 1981 con "Breaker", che si può considerare come il vero primo lavoro della maturità del gruppo. Fino al 1986, il gruppo continuerà a guadagnare sempre più fama, gareggiando solo contro i più famosi Scorpions, ma dopo la fine del tour "Russian Roulette", Udo abbandona la band, sia per concentrarsi sulla sua carriera solista, e sia perchè la band, era vogliosa di cambiare sound, sperimentare, cambiare rispetto all'heavy metal sano e puro dei precedenti album. Strano poi parlare di sperimentazione nella seconda metà degli anni 80', perchè la maggior parte di esse furono fatte principalmente nella prima metà degli anni 90'. Ma andiamo avanti...Nel 1987, mentre gli Accept prendevano dalla loro David Reece,a cui spettava il pesante fardello di mandare avanti il gruppo senza la figura di Udo (sarà poi pubblicato l'album "Eat The Heat"), Udo pubblicherà nel Novembre dello stesso anno il debut degli U.D.O., questo il nome del suo progetto solista. "Animal House, così chiamato, registrato in meno di un mese , regitstrato presso i "Dierk Studios", e prodotto da Marc Dodson (produttore discografico già di band come Anthrax, Suicidal Tendecies, Metal Church, e Ozzy Osbourne), irrompe nel mercato come una bomba pronta a scoppiare.
Il disco si apre con l'omonima titletrack, che dopo un minuto abbondante di suoni misteriosi, distorsioni e una voce che ci preannuncia che ci stiamo per immergere nel nostro incubo più profondo, la canzone vera e propria irrompe senza tanti preaboli, Udo subito sugli scudi con la sua voce al vetriolo, un ritornello grandioso, e un assolo strepitoso. Canzone che Udo porterà quasi sempre nelle sue esibizioni live, e che si rivelerà più funzionante in sede live. Con "Go Back To Hell", si ha una vera e proprio mazzata sui denti, il pezzo più veloce dell'album, dove nel ritornello con cori stile Accept, si ha tutta la potenza esplosiva che si preparare ad arrivare con la carica del pre-chorus. "They Want War", è uno dei pezzi più famosi del gruppo, dove si fa spazio un mid tempo molto orecchiabile e cori di ragazzini intenti a ripetere "Loro hanno nove e dieci anni, e non sanno cosa si ritrovano davanti, loro vogliono solo la guerra." Un pezzo dove si denuncia la malvagità e l'indifferenza dei potenti a mandare in guerra dei bambini, con fucili molte volte più grandi di loro, e la brutalità con cui essi saranno uccisi, uccisi come mosche. "Black Widow" segue la falsariga della titletrack, anche se in modo più lento,e in un ritornello in cui esprime al massimo la sua voce caratteristica. "In The Darkness" è una bellissima ballad, in cui Udo prova che può far venire i brividi anche senza cantare con la sua voce al vetriolo, e in cui un basso ottimo ci conduce dall'introduzione fino al momento in cui tutti gli strumenti trovano spazio fra di loro e ci regalano uno dei migliori pezzi dell'album. "Lay Down The Law" riprende qualche spunto dall'Hair Metal, chitarre sciolte senza guinzaglio e cori stile AOR ripetuti fino allo sfinimento. A mio parere l'unico pezzo debole di "Animal House", ma non da buttare. "We Want It Loud" ci rimette in riga sull'heavy più diretto, anche se il ritornello riprende in qualche modo da "Go Back To Hell". Da segnalare un assolo fantastico, il migliore dell'album. L'intro di "Hot Tonight" sembra ripreso da "Hot For Teacher" dei Van Halen da un certo punto di vista, ma la canzone si rivela essere più diretta, anche se passa senza avere una particolare attenzione. "Warrior" si rivela essere un pezzo alternato da alti e bassi, ma che comunque si attesta su livelli medio alti. "Coming Home" e "Run For Cover chiudono l'album, con la prima che ha qualche spunto speed e che sembra essere uscita direttamente da quel mastodontico "Restless And Wild" degli Accept nel lontano '82. La seconda ha qualche tratto di epic, cori AOR e un avanzare cadenzato che ci ricorda una sorta di marcia militare. Una sorta di copia ben strutturata di "Stand Tight" degli Accept, forse?
Si racconta che questo "Animal House", sia stato scritto interamente da Wolf Hoffmann per presentare il nuovo album degli Accept dopo che Reece avrebbe abbandonato la band, ma questo non successe mai ovviamente. Un po' per la volontà di Udo di chiudere (momentaneamente) il capitolo Accept, un po' per Hoffmann che voleva ancora andare avanti, alla fine il folletto tedesco ebbe la meglio. "Animal House" suona dannatamente bene, come un album heavy metal dovrebbe suonare, senza assoli iperlunghi, senza parti narrate, senza tanti giri di boa, senza canzoni di una lunghezza interminabile... Del resto, quando ci si accinge a comprare un disco degli U.D.O., che cosa ci possiamo aspettare di più? Se siete amanti dell'HM più tradizionale, questa band fa per voi.
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Altre recensioni
Di lordofcerume
Animal House è probabilmente il disco più riuscito degli U.D.O., che potrebbe insidiare i grandi classici degli Accept.
Le liriche di ‘They Want War’ evidenziano il problema dei bambini-soldato, che muoiono come mosche senza che nessuno sappia chi sono.