Riascolto quest'album di Umberto Bindi, mi commuovo e mi rattristo per il fatto che un artista del genere non sia stato giustamente riconosciuto per il suo talento ma solamente tartassato per la sua omosessualità. Purtroppo, con la sua morte, non è stato consacrato, come di solito si fa con gli artisti scomparsi, ma, sia in televisione sia nella maggior parte dei magazine di musica italiani, viene ancora dimenticato. Uno dei pochi artisti che ancora lo ricorda nei suoi concerti e nelle interviste è Gino Paoli, che si adoperò parecchio per fargli avere il vitalizio della legge Bacchelli, e Morgan, il quale può essere un ottimo mezzo per far conoscere Umberto Bindi ai più giovani. Anche sul web, dove c'è una vasta offerta informativa, sono dedicate poche parole al capostipite dei cantautori genovesi, delle quali la maggior parte sono state scritte in occasione del suo decesso.
Umberto Bindi è sempre stato escluso dal circuito artistico italiano perché non ha mai voluto conformarsi, fino alla sua morte, all'involuzione della "canzonetta" italiana. E, secondo il mio parere, la stessa sorte sarebbe toccata a Rino Gaetano se fosse vissuto ancora un poco. A livello musicale, Umberto Bindi aveva un enorme talento, era estremamente sensibile, fragile e tenero. Basta prendere come riferimento una canzone di quest'album, "Il nostro concerto", un pezzo molto dolce scritto in occasione della morte del suo partner ("Ovunque sei/ se ascolterai/ accanto a te mi troverai/ vedrai lo sguardo che per me parlò/ e la mia mano che la tua cercò/ [...]/ ovunque sei/ mi troverai vicino a te "). Un altro pezzo notevole è sicuramente "Arrivederci" ("Abbiamo sfidato l'amore quasi per gioco/ ed ora fingiam di lasciarci/ soltanto per poco [...] Arrivederci/ questo sarà un addio/ ma non pensiamoci/ con una stretta di mano/ da buoni amici sinceri/ ci sorridiamo per dire/ arrivederci"), resa jazz ultimamente da Nicola Arigliano, e l'affettuosa "Se ci sei".
Umberto Bindi era un cantante "del cuore", dalla voce limpida e potente, che rifuggiva, come detto precedentemente, ogni etichetta ma, in compenso, era etichettato dalla maggior parte degli italiani. Ha contaminato molti cantanti/autori, è stato il faro della musica leggera italiana assieme a Luigi Tenco, ma soprattutto è stato l'artista italiano più dimenticato, che non ha ricevuto da nessun uomo politico e della televisione il dovuto omaggio che gli spettava.
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