Ruban Nielson ha una voce di merda e pure spompata a sentire quel che viene fuori dai video live presenti sul tubo. Di persona gli U.M.O. non li ho mai ascoltati, ma fosse fondata la mia impressione da ascoltatore ammuffito attaccato ad un computer, potrebbe essere uno dei motivi per cui in studio Nielson maltratta la sua voce, la filtra, la distorce e la ficca dietro a tutto il resto neanche fosse la sua una band shoegaze.

Qualunque sia il motivo, questa cosa fa tanto bene al sound del gruppo a mio gusto. La parola d’ordine è distorsione, nella cui pozione prende il sopravvento quel che ad orecchio mi sembra un tremolo medio, messo un po’ su tutto come la maionese, pure la voce. Melodie pop sghembe cantate da un gremlin, chitarre e bassi belli compresi e iper distorti. Ne vien fuori un sound per me originale, onirico, psichedelico, multicolore, buono come colonna sonora per un picnic autunnale in compagnia a volte di una Erin Gray anni 80 venuta dallo spazio, a volte di una Jenny McCarthy anni 90 vestita da cheerleader, a volte del gatto di Schrödinger dopo il test della scatola.

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