Visto che domani sarà un anno che faccio parte di DeBaser, vorrei inaugurare i prossimi 360 giorni in questo sito con un grande disco; di un altrettanto grandissimo gruppo: gli Uriah Heep! Premetto che è da poco che ho cominciato ad approfondire questa esuberante band; ma abbastanza da conoscere gli album che hanno prodotto dal '70 al '73, e quindi essere in grado di parlare del loro terzo lavoro, datato 1971: "Look At Yourself".  

Prima di addentrarci nei labirinti senza uscita di questo meraviglioso album; facciamo un passo indietro:

Nel 1970 gli Heep entrano in studio per registrare "Very 'Eavy… Very 'Umble", il loro già maturo esordio; con un sound già ben impostato tra Hard Rock e Progressive. Già da tempo il manager aveva proposto ai quattro ragazzi di aggiungere nell'organico un tastierista; ed è così che entra a far parte negli Heep Ken Hensley (che partecipa solo come esecutore nel già citato esordio). E' con lui che si chiude il cerchio di luce che caratterizzerà la band fino al '77; ovvero Mick Box, David Byron e appunto Hensley. L'anno successivo è la volta di "Salisbury"; opera (sopratutto per la title-track) molto interessante e vertiginosa, che lascia spazio ad arrangiamenti e suoni Prog. Da questo secondo capitolo Heep, già si possono notare le capicità come songwriter (nonchè talentuoso tastierista e discreto chitarrista/cantante) di Ken Hensley. Arrivati alla fine del '71; gli ambasciatori del nuovo Rock sfornano quello che secondo me è il loro capolavoro, il sopra citato "Look At Yourself"; nonche album che mi sta motivando a scrivere questa recensione.

La formazione è sempre la stessa dei due precedenti album (ad eccezzione del batterista; una vera condanna all'interno dell'organico Heep, che in un solo anno ne hanno cambiati ben quattro!) : David Byron al microfono, Mick Box alle chitarre, Ken Hensley ai tasti bianchi e neri (talvolta voce e chitarre), Paul Newton al basso e Ian Clarke (con trascorsi nei Cressida; una band "toccata e fuga" del primo Progressive inglese) alla batteria.

Curioso e geniale l'art-work della copertina (qui accanto nell'edizione americana, che come unica differenza da quella europea presenta lo sfondo bianco e una diversa forma dello specchio), che si accosta con fedeltà al titolo dell'album; e che ritrae appunto uno specchio con cui è possibile guardarsi (non a caso l'album s'intitola "Look At Yourself", che tradotto in italiano significa "Guardati").   

Si parte con la title-track; e la ruota comincia a girare, già ad una forte velocità che aumenterà sempre di più nello scorrere dei sette brani che compogono l'album. La cavalcata tastieristica di Hensley che introduce questo adrenalitico Hard Rock, dà l'accento al cantato libero e pulito che proprio lui stesso intona; che poi diventa parte centrale di tutto nel mentre ancora la tastiera ci avvolge con il suo riff preciso e convinto. Da pelle d'oca la "polifonia" dei cori; sovrapposta alla voce principale di Hensley. Ancora una fuga tastieristica (ormai penso abbiate notato e appreso che questo primo brano ha come filo conduttore la tastiera), con la chitarra elettrica che gli va dietro all'unisono; e si ritorna alla strofa iniziale. Segue un decoroso intermezzo strumentale che lo fanno da padrone chitarra e tastiera. Ora entrano in primo piano le percussioni (visto che fin ora la batteria ha tenuto un ritmo sempre ben marcato e fermo su se stesso), scandite dalla solita tastiera e che freneticamente ci portano alla conclusione del brano. "I Wanna Be Free", con la sua spettrale dolcezza attenua la durezza del precedente brano. A cantare credo siano Byron e Hensley; il primo intona una ottva piu' alta, mentre il secondo un ottava piuù bassa, il tutto condito da un arioso e rilassante accompagnamento di tastiera. Subito dopo il tutto si ripete con un possente accompagamento di chitarra elettrica. Precisi e possenti gli acuti nel finale di Byron e Hensley.
"July Morning" è il classico dei classici degli Heep e di tutta la musica in generale. Cos'è che non ha questa composizione dalla durata di 10:33? Già la melodia iniziale della tastiera Hammond vale tutto il pezzo, per non parlare poi della lirica, che parla di un uomo in cerca d'amore in un mattino di Luglio; e che dopo aver provato più di un migliaio di facce, non è riuscito a farsi capire. Quasi tutto il brano è sorretto dalla melodia intonata da Byron; armonizzata dall'onnipresente tastiera di Hensley. Ma è nel finale che avviene un qualcosa di strepitoso che condensa tutto ciò sviluppato nei minuti precedenti; un fraseggio di chitarra e tastiera Hammond. Questo ammagliante, quanto emozionante fraseggio a me pare sia un pezzo di musica Classica; se si sta molto attenti lo si può scorgere anche in un disco di un gruppo Prog americano non molto famoso: i Fireballet (il disco s'intitola "Night On Bald Mountain", e non è altro che il rifacimento in chiave moderna dell'ominma opera di Mussorgsky). Insomma chi ne sa qualcosa è pregato di dirlo.

"Tears In My Eyes"; puo ricordare a tratti i Led Zeppelin di "Physical Graffiti", con la sua chitarra elettrica distorta. Un brano molto avvolgente e di carica emotiva; da notare la lucidità e sicurezza di Ian Clarke alla batteria. Stupefacenti gli acuti di Byron nel mezzo, conditi d'arpeggi di chitarra acustica e distorsioni varie d'elettrica quando via via gli acuti in flasetto vanno ad incastrarsi in esse; notevole anche quando il pezzo sembra terminato e invece poi partono sorprendenti schitarrate, infine per ritornare alla strofa iniziale. "Shadows Of Grief"; secondo me altro monumento dell'intero album. Già dalla surreale introduzione di tastiera e voci "fantasma" che ne ripetono le stesse note, un riff tastieristico/chitarristico che regge in tutta la durata del brano (8:39). Strepitoso il duetto tra tastiera e chitarra elettrica verso i 2 minuti del brano, che sfocia in una improvvisazione tra tutti gli strumenti con pochissimi equali nella musica Rock. Dopo il maestoso innalzare dei cori in falsetto, si ritorna all'epico riff iniziale. "What Should Be Done" è di una carica sensuale avvolgente mai sentita prima; con il suo scorrere lento e da quelle cadenze di pianoforte seducenti. Per me un pezzo da orgasmo! "Love Machine"; ultimo brano del disco, è un altro bel Hard Rock.

"Look At Yourself" è una ruota che gira molto velcemente; tanto da lasciarci storditi e confusi al momento che ne siamo scesi, e inoltre è l'album che fa sue le caratteristiche di entrambe i primi due dischi e le miscela tra loro, creando un sound tra l'Hard Rock, passando per una sottile linea Psichedelica e per giungere infine a schizzi pittoreschi di Prog. Spesso questo album è stato paragonato, o meglio; messo in contrapposizione con "In Rock" dei Deep Purple (gruppo enorme fonte d'ispirazione per gli Heep bisogna dire), ma non è così fidatevi! Si tratta di due dimensioni dfferenti tra loro; si parallele… ma con caratteristiche diverse.

Una recente ristampa in CD di "Look At Yourself" contiene 7 Bonus Tracks; tra cui: "What's Within My Heart" un Out-Take melodico e acustico; davvero emozionante e leggero. "Why" un pezzo lungo e ripetitivo, ma instancabile; che ritroveremo sempre in veste di bonus in una ristampa di "Demons And Wizards" (l'album successivo) e riarrangiato con la nuova formazione. E infine seguono versioni singolo, estese e Live At BBC di alcuni brani del disco orginale.

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