Fino del Monte è un paesino di origine medievale, che conta poco più di mille anime, ed è situato in val Seriana, a poca distanza da Clusone, in provincia di Bergamo.

Da nove anni vi si svolge una interessantissima rassegna che raduna i migliori "cantastorie dei giorni nostri" che ogni anno si ritrovano per portare avanti un discorso di eventi culturali che spaziano dalla musica al teatro al cabaret e all'incontro con l'autore nei luoghi più suggestivi del borgo.

Da queste esperienze è stato tratto un CD che ne ricorda le edizioni dal 2000 al 2008 con quello che gli organizzatori (la Biblioteca civica di Fino del Monte e l'organizzatore di concerti Paolo Mazzucchelli) hanno ritenuto sia tra il meglio espresso in questi anni.

Quando nel bresciano e nel bergamasco si parla di cantastorie dei giorni nostri non si può fare a meno di menzionare Charlie Cinelli che qui mette in musica una poesia del bresciano Leonardo Urbinati. Con l'accompagnamento della fisarmonica di Andrea Bettini ci propone "Le strìe", un pezzo folk che si riferisce alle streghe che un tempo popolavano queste zone.

Osvaldo Ardenghi è, oltrechè un eccellente rocker,  anche un cabarettista di razza (al suo attivo parecchie collaborazioni con Enzo Jannacci). Qui lo dimostra con uno spassoso rifacimento di "Sereno è", un successo di Drupi degli anni '70.

Cantastorie si possono definire anche Marino e Sandro Severini che in questa occasione ci fanno ascoltare una bella versione del loro pezzo più riuscito (parole loro), cioè "Bandito senza tempo".

Poi una formazione vocale, il Quartettomanontroppo. Raffaella Benedetti (soprano), Beatrice Zuin (contralto), Luigi Paganotto (tenore), Piet Paesuyse (basso), hanno in comune la passione per il canto e fondono vari stili musicali, tra Bach, Beatles e il blues sempre usando la tecnica "a cappella". Qui si producono in una divertente fusione tra l'ecclesiastico "Hallelujah" e "Marameo perché sei morto".

Non solo italiani in questa compilation. Pat Orchard è infatti un ottimo autore e chitarrista acustico inglese con uno stile assai personale, anche se un po' in odore di John Martyn, soprattutto negli effetti chitarristici. Qui ci fa ascoltare una bella "Indian Giver".

Poi arriva Alessandro Ducoli che propone  "Lettera", con i Bartolino's, una bella canzone sull'odio amoroso. Alessandro introduce il pezzo con un divertente discorso incentrato su pandori e su tocco femminile nelle case ("in questa casa ci vorrebbe un tocco femminile" è la frase che quando voi la sentite dire dovete chiuderla fuori e dirle "Vattene! Vai via!").

Nagaica è una delle migliori voci femminili italiane in circolazione negli ultimi anni e ne dà una buona dimostrazione con questa bella canzone dedicata alle donne, "Il coro".

Sui Rusties non c'è molto da aggiungere, secondo me sono tra le migliori cover band di Neil Young non solo in Italia ma addirittura del mondo intero. Qui si presentano in acustico con la splendida voce di Marco Grompi e le chitarre dello stesso Grompi, di Osvaldo Ardenghi e del bluesman Robi Zonca, che abitualmente a loro si unisce nelle serate acustiche. Il pezzo presentato è una sentita versione di "For The Turnstiles".

Si cambia completamente direzione con "L'osèl en cèsa", che altro non è che la traslitterazione in bresciano di una filastrocca più o meno popolare in quasi tutti i dialetti della penisola.

Prima di conoscere la fama con "Colorado Cafè", Rita Pelusio portava in giro uno spettacolo che si chiamava "Suonata", dove metteva in scena Teresa, una ragazzina, "un grillo con la gonna, una buona coscienza con una fantasia fervida e a volte spietata". Davanti al pubblico aveva un pianoforte con cui giocare e con cui canticchiare giocherellando come in questa "perfida" filastrocca per bambini chiamata "E se non dormi".

A dimostrazione di come, con un po' di buona volontà e con delle buone capacità organizzative, si possa ancora organizzare qualcosa di valido anche in piccoli paesi come Fino del Monte, in questa Italia che sembra di giorno in giorno sempre più refrattaria a quella materia che io ritengo sia preziosa come il pane, cioè la cultura. 

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