(Vasco si è rincoglionito) (Non lo sapevate? Adesso lo sapete)

Spiego.

In una intervista recente ha detto che il solito megatour che partirà a breve vedrà, per la prima volta, la versione integrale di "Vita spericolata" che, lui dice, in un live non ha mai fatto. Lo dice lui ma in "Fronte del palco" (Marlon Brando ringrazia) vi è presente tutta la canzone in modo integrale e anche di più. Ora, che lui non se lo ricordi ci può anche stare, l'età, ma che i suoi balordissimi fans gli vadano appresso qualsiasi minchiata dica ci sta un po' di meno. Vabbè che i fans di Vasco si sono bevuti qualsiasi cosa dal 1993 in poi (prima, parere personale, Vasco è intoccabile), si sono sciroppati persino quella rima oscena in cui cita a casaccio la Svizzera e Topo Gigio.

Epperò, nel giugno 1989, il Blasco Tour fu un evento kolossal. Il primo tour negli stadi del nostro, e tappa delle tappe 18 e 19 giugno Stadio San Siro, Milano. Vasco era reduce da un disco clamoroso, "Liberi liberi" (1989), che a mia modesta opinione è un capolavoro e pure il suo ultimo grande lavoro, e in definitiva il Vasco degli anni '80 era capace di grandi cose, soprattutto negli arrangiamenti, nei testi sbilenchi ma efficaci e come rockstar nostrana e maledetta era credibile (poi è diventato una rockstar nostrana, maledetta e imborghesita, come scrisse un noto critico nel 1997, "Blasco o il Signor Rossi?").

Il tour in questione è, forse, il più grande di Vasco, quello che lo fotografa al meglio, quasi 40enne e con una band che "spaccava i culi" (ops), al netto di una scaletta che trasuda anni '80 (vabbè, ovvio) da tutti i pori. C'è praticamente il Vasco migliore. La forza e l'energia che ci mette è (quasi) eroica, e a questo proposito forse il CD non rende l'idea, il DVD dell'evento sì: Vasco è una potenza assoluta, é in una forma fisica che né prima né dopo ritroverà. E' quanto di più simile a un rocker americano si sia mai visto in Italia. Finisce qui, è il suo canto del cigno ma nessuno lo sapeva. Ci immaginavamo ancora grandi cose, e invece "Ehi tu delusa, ricordati chi troppo abusa" (bleah!).

La scaletta è oro zecchino, dai 7 minuti iniziali di "Muoviti!" alle ballate acustiche tra le quali "Dillo alla luna". Alcune canzoni sembrano migliorare rispetto agli originali: "Deviazioni" è schizzata come mai si era e si sarebbe sentita; "Lunedì" fa ancora più divertire rispetto a come la si conosceva grazie al sax "impazzito" di Andrea Innesto; "Liberi Liberi" ha un assolo di chitarra di Andrea Braido da urlo che non smette per 4 minuti buoni; la batteria di Daniele Tedeschi picchia duro in "Vivere senza te"; il basso di Paul Martinez fa miracoli nei 6 minuti di "Siamo solo noi".

Poi, forse, ogni tanto si esagera e il giochino prende la mano ("Domenica lunatica" è riproposta pari pari al disco, perchè?) ma ci sono momenti di autentica pelle d'oca, su tutti la resa di "Ridere di te" che è qui presente nella sua versione più bella (anche in questo caso il sax fa miracoli, e anche qualcosa di più).

Un'ora e mezza di assoluto spettacolo rock (e pop) che darà alla testa a Vasco e credo che da qui in poi il suo essere idolatrato sempre e comunque dai fans, ritornando al discorso iniziale, gli sarà deleterio. Standard musicali e non solo abbassati, ripetizione di sé stesso e una patetica voglia di continuare a giocare al provocatore tout-court che sarà solo tristezza e rabbia. Ma i fans... e vabbè, lo sappiamo.

P.S.: c'è anche un singolo, "Guarda dove vai". Avesse guardato anche lui.

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