Erano quattro anni che i Verdena non venivano a Catania, era il tour di Wow, sembra passato un secolo, nel mezzo il grande clamore del precedente disco ed una cassa di risonanza sempre più forte in questi ultimi anni.

Attesa spasmodica e biglietti andati prevedibilmente a ruba. Con gente disperata pronta a pagarlo quattro volte tanto pur di entrare, che hanno tentato il mio amico dal fare un facile surplus rivendendolo, fortunatamente poi scongiurato anche dalle mie serie minacce di denuncia all’autorità giudiziaria.

Arrivando al locale a piedi, capiamo già dalla fila che c’è fuori, che ci sarà parecchio casino. Quando riusciamo ad entrare, dalle retrovie scopro che hanno da poco iniziato il set i Jennifer Gentle, band di supporto in questa parte di tour, che si fa apprezzare nonostante molti chiedono tregua a causa di volumi e sound altissimi. Band di cui conoscevo solo qualche pezzo, ma che andrà sicuramente approfondita, performance catartica e totalizzante.

Il tempo di due birre e arrivano accolti da una bolgia Alberto, Luca e Roberta. E’ il tour di “Endkadenz Vol. 1” e quindi secondo i pronostici il set è incentrato principalmente su questo disco, che in pratica viene quasi interamente eseguito dal vivo, a partire proprio dalla catartica e potente “Ho una fissa” bel connubio tra cupe distorsioni e melodie che ricordano i pezzi de “Il Suicidio del Samurai”.

Un disco, l’ultimo, sicuramente ambizioso e impegnativo per le orecchie medie e non solo, che ha richiesto parecchi ascolti prima che rivelasse tutta la sua bellezza sbocciando come una rosa rossa.

Un disco che rappresenta un ulteriore step in avanti rispetto ai precedenti, come da tradizione, zeppo di buone canzoni con una scelta in fase di produzione quantomeno curiosa, con fuzz e distorsioni incise e messe ovunque a contaminare, anche nei momenti più riflessivi, “Nevischio” esclusa. E anche live per scelta o meno la cosa si percepisce con sezione ritmica e chitarre che rimangono sempre in primo piano anche nei momenti più pacati.

I Verdena, sempre poco loquaci on stage, badano al sodo e come una macchina ben rodata tengono bene la strada del palco per ben due ore. I vecchi fan non avrebbero disdegnato l’esecuzione di qualche vecchio classico in più, visto che dei primi tre dischi vengono suonate complessivamente solo tre canzoni.

L’alternanza tra momenti che scatenano il pogo e momenti corali e più di “raccolta” è perfetta. L’esecuzione ipnotica e il drumming sanguinoso di Luca su “Derek” è il semaforo verde che aspettavo per buttarmi nella mischia. Invecchiano forse, ma la voglia di fare casino non manca né su disco ne sui palchi. Età della maturità che porta dei gioiellini pop come “Contro la ragione” o “Puzzle”.

Promossi i Verdena, bocciati chi ha organizzato il concerto e il locale.

Che i Verdena facciano un sold-out in un locale non sorprende, a maggior ragione se questo è piccolo. E ci si aspetta dunque che venga rispettata la capienza legale e che il concerto non diventi un’esperienza impossibile da vedere per molti, come per sfortuna è accaduto, tra tante polemiche, biglietti rimborsati e gente rimasta bloccata all’ingresso. Serata questa che impone una serie riflessione agli organizzatori da un lato e dall’altro il sospetto che in quanto a strutture per questo tipo di eventi siamo un po’ carenti.

Nonostante questi disagi, per fortuna io dopo un po’ sono riuscito ad avanzare e ad arrivare in posizione centrale vicino al palco, buona per vedere bene e godermi il concerto, pogo incluso ovviamente.

Il mio amico più povero, mi odierà per un po’ per averlo portato al Barbara, ma in fondo sa che l’ho fatto per il suo bene e alla fine gradisce anche lui la serata, nonostante si sia perso nelle retrovie fin dall’inizio. Ma si sa la parola pogo ad alcuni può incutere un certo timore.

Vedere i Verdena rimane comunque un’esperienza sempre emozionante, vuol dire per due ore staccare la spina quotidiana ed entrare in un mondo magico e polveroso senza tempo, capace di risucchiarti come un vortice oscuro, ma affascinante, da cui uscire è doloroso.

Il bagno di sudore a fine serata in questo caso è vita vissuta, il corpo veicolo di libertà e passione genuina, la ragione che si arrende all’istinto, un riff, un testo urlato che per una sera e oltre può far dimenticare le delusioni e le sofferenze della vita.

La speranza è quella con la prossima uscita del secondo volume di “Endkadenz” di rivederli nelle nostre zone, magari all’aperto. Non tutti sanno offrire due ore di grande musica a prezzi contenuti.

Chiamate Barack per una medaglia e poi dite a Bianco di darli il Massimino per l’estate.

Setlist:

Ho una fissa

Un po’ esageri

Sci desertico

Loniterp

Vivere di conseguenza

Contro la ragione

Le scarpe volanti

Derek

Starless

Attonito

Lui gareggia

Canos

Nevischio

Trovami un modo semplice per uscirne

Razzi arpia inferno e fiamme

Inno del perdersi

Valvonauta

Puzzle

Scegli me (Un mondo che tu non vuoi)

Muori delay

Rilievo


Encore:

Nuova luce

Luna

Don Calisto

Funeralus

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