Esce il secondo album degli VIII Strada, un gruppo che già aveva avuto modo di mettersi in luce con l’esordio del 2008 “La leggenda della grande porta”. Il nuovo lavoro è intitolato “Babylon” e si pone subito come un degno seguito del suo predecessore: si tratta di un’opera-rock e di una sorta di concept in cui tutte le tracce sono legate tra di loro pur restando autonome. Il tema del concept riguarda il rapporto conflittuale fra una coppia con tutte le problematiche che ne derivano. Gli VIII Strada, dopo il primo disco, hanno riscosso molti consensi tanto che hanno fatto anche un tour con il mitico Patrizio Fariselli degli Area alle tastiere.

Strumentalmente ci troviamo di fronte a un gruppo di livello pazzesco che può vantare un grande tastierista come Silvano Negrinelli, autore non a caso anche delle musiche. La sezione ritmica, formata dal bassista Sergio Merlino e dal batterista Riccardo Preda, è potente e affiatata mentre il bravo Davide Zigliani dona al sound chiare connotazioni hard-rock. Ottima poi la voce del cantante Tito Vizzuso mentre i testi non sono mai banali e rimandano alla stagione più ispirata del prog italiano. Il sound del gruppo è ben strutturato e solido e denota la perfetta maturità strumentale raggiunta.

La prima traccia “Ombre cinesi” è esemplificativa del suono degli VII Strada: le ambientazioni sono cinematiche e drammatiche, caratterizzate da continui cambi di ritmo con le tastiere ben in evidenza: le sonorità coniugano il classico progressive sinfonico di scuola italiana con chiare influenze prog-metal. In “Preludio a Eclypse” le atmosfere sono meno tese e più pacate mentre “Eclipse Anulaire” si divide fra momenti tesi e hard-rock e altri delicati. In “Deguello”, lirica e struggente c’è ancora un bel lavoro delle tastiere. “1403. Storia di Firenze” narra la vicenda di Teresina ed è un altro esempio di heavy-prog. La title-track, la traccia più lunga con i suoi 10 minuti, è anche il pezzo forte del disco e ci mostra il grado perfetto dell’interplay dei musicisti: la musica è frastagliata: ora aggressiva ora più quieta e d’atmosfera. “Slow” prosegue in modo epico questo viaggio nei meandri della mente del protagonista. La conclusiva “Ninna Nanna” ingloba sorprendenti elementi di fusion.

Personalmente non amo molto il prog-metal tuttavia ci troviamo di fronte a musicisti di primo livello che meritano sicuramente di essere seguiti. Un disco questo “Babylon” che consiglio caldamente agli amanti di gruppi come i Pain Of Salvation e i Dream Theather ma potrebbe piacere anche a chi ama il classico prog italiano.

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