In genere sono scettico verso la letteratura contemporanea, troppe nuove pubblicazioni ogni anno che si perdono in un mare di mediocritá e gente e critica pronta a gridare al miracolo per il libretto/autore di turno, sprecandosi in mirabolanti quanto improbabili paragoni coi grandi del passato e con le opere stesse destinate all´oblio pochi mesi dopo (notate per caso qualche parallelismo con l´attuale scena musicale? ;) ).

Per questo di solito mi oriento nella mia scelta sui grandi classici, scelta la cui bontá sembrava venirmi confermata dopo la lettura di libri quali "La solitudine dei numeri primi" o "L´eleganza del riccio", in cui avevo ceduto alle pressioni di amici/conoscenti pronti a spergiurare sulla loro qualitá, che alla lettura mostrarono magari alla lontana anche qualche potenziale spunto interessante (che peró purtroppo non viene mai sviluppato a dovere ma che anzi spesso scade in filosofia spicciola e pseudo-alternativa da poter servire alle masse di lettori medi che potranno cosí sentirsi intelligenti e con la coscienza in pace per aver letto e persino apprezzato e capito un´opera tanto "colta ed impegnata").

Non bisogna comunque far di tutta l´erba un fascio e sono lieto anzi di trovare ogni tanto qualche libro in grado di smentirmi, dimostrando che anche oggi esiste ancora qualche narratore di talento. Recandomi in biblioteca vedo che stavolta i libri proposti seguono il tema "narrativa russa contemporanea" e visto il mio amore per i grandi russi del passato (su tutti Dostoevskij che spero tutti conosciate, nel caso contrario smettete pur subito di leggere questa recensione e fiondatevi immediatamente a procurarvi perlomeno le sue tre opere miglior: "Delitto e Castigo", "I Fratelli Karamazov" ed "I Demoni" ) ho superato la mia naturale diffidenza verso la produzione dei miei contemporanei, attratto anche dall´interessante copertina e ho deciso di dare una chance a questo Pelevin; d´altronde anche il retro del libro sembrava darmi ragione in questa scelta con descrizioni quali "Pelevin emerge sicuramente il migliore autore russo contemporaneo" oppure "Nabokov psichedelico per i nostri cybertempi".

Ebbene, per una volta non sono stato deluso (mi sono poi anzi procurato anche le altre fatiche del nostro), il libro narra le gesta di Vavilen Tatarskij, nato negli anni ´60 in Russia, appartenente alla cosiddetta "generazione Pepsi" che vive sulla propria pelle il passaggio dal vecchio regime al capitalismo sfrenato che prenderá piede nel paese (assumendo tra l´altro nell´ex URSS una delle sue forme piú estreme e degenerative), fornendoci un quadro fortemente critico ma anche ironico della societá moderna, in un susseguirsi di scenari sempre piú surreali, il tutto condito con cocaina, funghi allucinogeni, dottrine zen e misticismo orientale (l´autore é appassionato e studioso di buddismo, taoismo, etc).

Insomma se anche voi come me (da laurendo economista aggiungo) ritenete il marketing (bersaglio principale dell´autore) uno dei piú grandi mali mai partoriti dall´umanitá e magari siete anche appassionati alle atmosfere alla Philip K. Dick non potete non esimervi dalla degustazione di quest´opera che sicuramente apprezzerete.

Buona lettura!

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