Sempre lo stesso Mare, sempre lo stesso Cielo (e sempre le stesse menate ...)
Sto molto ascoltando in questi giorni il nuovo album di Vinicio Capossela.
Premetto che a Vinicio sono molto affezionato in quanto è del mio anno (il 1965), non solo, è anche nato circa un mese prima di me.
Insomma, siamo coetanei.
La complessità dei riferimenti "nascosti" all'interno del disco è stupefacente, oppure io, forse, mi sono lasciato prendere la mano nel trovarne anche dove non ve ne sono.
Ma mi perdonerete.
Sono un amante di Borges e del suo "citazionismo", ed alla fine capirete perchè lo sottolineo.
Dunque, cominciamo, raccontandovi di quello che personalmente ci ho trovato.
Il riferimento alla navigazione del mare e del cielo, ed alla ricerca disperata di Dio (che attraverso il Mare ed il Cielo chiama) unisce questo album, udite udite, alla poetica dei primi album dei Van Der Graaf Generator ("Pawn Hearths", "H to He").
Vinicio Capossela copia Peter Hammil?
Pazzesco!
Non direi.
I salti di tonalità in "Calipso" mi hanno ricordato, forse perchè il brano dei Beach Boys lo stavo molto ascoltando in questi giorni, i salti di tonalità sperimentati da Brian Wilson in "Dance Dance Dance" (da "Beach Boys today").
Come dire, metafora dello spostarsi continuamente di lato per non essere afferrati (da cosa, dalle sirene?).
Vinicio Capossela copia Brian Wilson?
Pazzesco!
Non direi.
Fra i riferimenti musicali più suggestivi (qualcuno li potrebbe chiamare, anzi li chiama, plagi), a parte quelli a "Il sogno di Maria" da "La Buona Novella" ("Aedo") e a "Attenti al Gorilla" ("Vinocolo") di De Andrè, ne ho trovato uno al tema di "Macchina del Tempo" ("e purtroppo, perdo anche te") di Battisti (da "Anima Latina") in "Le Pleiadi".
Vinicio Capossela copia Lucio Battisti (e Fabrizio De Andrè)?
Pazzesco!
Non direi.
Li avrà inseriti con coscienza questi molteplici riferimenti "nascosti" Capossela nell'album (insomma, è un "copione", solo uno che ascolta troppa musica, o cos'altro)?
Ed ora vediamo a Borges.
Nel suo racconto "L'immortale" (da "L'Aleph") l'argentino narra di un antiquario che molti anni prima (duemila, decennio più, decennio meno ...) era stato un legionario romano che ad un certo punto aveva deciso di esplorare terre sconosciute alla ricerca di una mitica città degli immortali.
La sua ricerca si era conclusa il giorno in cui, addormentatosi sfinito ormai nei pressi della città, al risveglio aveva conosciuto un uomo a cui aveva deciso di dare il nome Argo, per la sua umiltà e miseria, ricordando l'episodio del cane di Ulisse nell'Odissea.
Questi un giorno, sentendosi chiamare con quel nome, aveva confessato (ricordato) di essere lui l'autore dell'Odissea, di non essere altri che Omero (di essere stato Omero).
Per farla breve, alla fine si scopre che è lo stesso antiquario "immortale" ad essere Omero (ad essere stato Omero).
Ed essere lui l'autore di tutto quanto raccontato.
Una domanda nasce spontanea.
Forse è Borges stesso ad essere Omero (ad essere stato Omero)?
Forse è Capossela ad essere stato De Andrè?
Forse sono io ad essere tutti quanti Voi?
Forse vi sto sognando tutti, insieme a Mare e Cielo, e sono anche io Immortale?
Forse ci sogniamo, o ci copiamo, tutti a vicenda, in musica e parole?
Forse sto dicendo troppe menate?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Comunque sia, sognati o non sognati, un gran bacione a tutti, .... ed anche questo mio gesto lo ho copiato da qualcuno..
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Altre recensioni
Di Rocco74
L’atmosfera di questo lavoro rimanda a epoche passate e se chiudiamo gli occhi possiamo anche sentire l’odore del mare.
Con questo lavoro Capossela dimostra di non aver esaurito la vena creativa e ci regala un disco, anzi due, che cresce ascolto dopo ascolto.
Di captanspaulding
"Questo è il capolavoro del disco più ancora delle citazioni letterarie dei vari Melville, Céline, Conrad, Omero ecc."
"Un'opera di un abisso senza fondo di bellezza e conoscenza musico/letterale."
Di bartleby58
Un'odissea a manovella, dunque, in quell'universo fluido dove l'ispirazione attinge alla sconfinatezza e al grembo del sommerso.
Qui Capossela compie un itinerario fuori dagli itinerari, affronta la circumnavigazione del mare, sigillo titanico dell'esperienza umana.