“Siamo felici perché erano dieci anni che non venivamo in Italia”.
Basterebbe questa frase di Brian Ritchie detta a metà concerto per sintetizzare lo spirito della serata. Tre uomini di mezza età ancora felici di suonare dell’ottima musica americana. Eppure all’inizio quando sul palco sono saliti un surfista in pensione, un fattorino delle pizze ed uno studente fuoricorso ho avuto paura: i tre erano proprio come me li ero immaginati più vecchi e imbolsiti ma per fortuna è bastato il primo pezzo per fugare ogni dubbio: l’energia è sempre quella di vent’anni fa.
Gordon Gano ha ancora quella voce tagliente e malinconica e non ha proprio l’aria del frontman, sembra più tranquillo rispetto agli altri due. Victor De Lorenzo si è piazzato con la batteria proprio al centro del palco ed è quello che si diverte di più ad improvvisare piccoli act con il pubblico sottostante. Brian Ritchie è il polistrumentista polimorfo del gruppo e forse quello più dotato tecnicamente; alterna il suo glorioso basso mariachi a vari strumenti tra cui una scopa Tonkita credo.
Fuori al Parco Nord c’è il luna park, ma la vera festa è qui dentro; i brani scelti fanno quasi tutti parte dei primi due album ed essendo un tour celebrativo non poteva essere altrimenti (vorrei poi sapere chi tra i presenti abbia comprato “Why Do Birds Sing?”).
Raramente poi capita di avere un pubblico eterogeneo tra i venti ed i quarant’ anni così preparato su tutti i pezzi che digerisce sia un brano bluegrass che uno più rock.
Prima dei saluti finali il trio ci regala una canzone che da quello che ho capito erano anni che non eseguivano e forse non la faranno più, un brano cantato in italiano dal titolo “La Follia” uno sghembo ritratto a caldo per chiudere questa fredda serata di fine primavera.
Carico i commenti... con calma