Fin dalla loro nascita nell'ormai lontanissimo 1981, i statunitensi Virgin Steele hanno rappresentato una delle realtà metal più interessanti dell'intera scena mondiale, facendosi notare prima per alcuni episodi vicini all'hard rock classico e poi per una formidabile commistione di potenza,  aggressività e melodia, che li ha portati al successo (neanche troppo) con i due "Marriage of heaven and hell". Prima di tutto ciò c'era stato l'inizio fondamentalmente rock della band che con l'omonimo disco di debutto non aveva particolarmente entusiasmato. Una carriera travagliata, da sempre alle prese con problemi di budget e divisioni interne tanto che dopo il disco "Guardians of the flame", il gruppo ha cambiato il chitarrista Jack Starr con Edward Pursino che si trova ancora oggi in pianta stabile all'interno della band.

Volendo approfondire la vasta carriera del gruppo ho quindi deciso di riassaporare Age of consent, quarto capitolo in studio della band, uscito nel 1988. Un disco che nasce e cresce sulla falsariga dei tre precedenti: uno stile ancora non pienamente compiuto che vira talvolta all'hard rock, seppure si inizi a percepire un velato gusto per la melodia che diventerà preponderante nei lavori successivi. Il risultato è un'ottima amalgama di hard/heavy attraverso canzoni che spaziano dalla velocità all'aggressività, senza dimenticare la dolcezza ed in particolar modo il pathos, l'elemento fondamentale dell'epic metal in cui la band si getterà a capofitto di lì a poco. In questo senso Age of consent rappresenta l'album più riuscito nel tentativo di riunire in un'unica veste tutte quelle piccole influenze su descritte. Infatti, nella "prima fase" del gruppo, è senza ombra di dubbio il lavoro che più riesce ad essere compiuto grazie a composizioni mai troppo complesse e in parte grazie anche ad un retrogusto easy listening che in questo caso risulta pienamente condivisibile. Tutti questi elementi vengono ampiamente sottolineati dalla splendida opener "On the wings of the night": una track ben costruita, di facile assimilazione e con un chorus da cantare a squarciagola in sede live. A mio modo di vedere l'highlight del disco, a cui segue la piacevole "Seventeen", dal gusto rockeggiante e "Tragedy", questa più in stile Virgin Steele, sottolineato dal titolo stesso: un modo di suonare più tragico, pomposo eppure ancora lontano dalla magniloquenza futura. Segue "Stay on top" cover degli Uriah Heep, ben suonata e coinvolgente, nonostante non ne abbia compreso l'utilità all'interno di un album in studio.

Age of consent prosegue su questa falsariga, ma "The burning of Rome" ci mostra la vera faccia della band, quella epica che sa mettere in moto vere e prorie spirali di soluzioni pregne di pathos, generando la composizione più varia dell'album, sia nella sua parte musicale che in quella tematica. "Let it roar" è invece del tutto inutile e si identifica come l'unico episodio dell'intero lavoro al di sotto della sufficienza, mentre le restanti songs confermano ancora una volta la validità del lavoro. Da citare "Cry forever" ballad dal gusto settantiano che fa il paio ad un'altra ballad davvero degna di nota, cioè "A cry in the night" contenuta nel secondo lavoro, "Guardians of the flame".

Tirando le somme non si può che elogiare la band per aver creato un album degno di nota pur utilizzando uno stile semplice e innovativo nella freschezza della fusione tra le varie influenze. Age of consent è uno di quei dischi underground provenienti dall'epoca d'oro dell'epic metal americano che aveva in altri gruppi quali Manilla Road e Omen, ulteriori esempi di scintillante heavy metal classico, suonato davvero con una passione fuori dal comune. Procuratevelo.

P.S. E' stata realizzata nel 1997 una ristampa che contiene diverse bonus track e altri brani aggiunti seguentemente. Un'operazione voluta dalla Noise Records, che per l'occasione adottò anche un'altra copertina. Quella quì recensita è la prima versione del disco.

1. "On The Wings Of The Night" (4:41)
2. "Seventeen" (4:22)
3. "Tragedy" (4:23)
4. "Stay On Top" (3:37)
5. "Chains Of Fire" (3:35)
6. "The Burning Of Rome (Cry For Pompeii)" (6:41)
7. "Let It Roar" (3:46)
8. "Lion In Winter" (5:32)
9. "Cry Forever" (4:33)
10. "We Are Eternal" (4:08)

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