I Virgin Steele sono sempre stati sinonimo di garanzia, fin da quando nel lontano 1982 dando alla luce l'omonimo cd hanno iniziato a girare l'America e il mondo suonando la loro inconfondibile fusione tra metal e orchestrazioni epiche, tanto da essere considerati come uno dei gruppi più influenti di ogni tempo in ambito epic metal. E' bene ricordare però che gli inizi della band non erano propriamente su questi binari, ma anzi il sound dei quattro componenti (il fondatore e cantante David De Feis, Jack Starr alla chitarra, Joe O'Reilly al basso e Joey Ayvazian alla batteria), era molto più influenzato da band quali i texani Bloodrock e dagli stessi Manilla road degli esordi. Infatti, l'album in questione, più che metal suona hard rock. Un rock grezzo e veloce ma pur sempre rock.

Tralasciando ancora una volta una copertina a dir poco brutta, già dal primo ascolto si comprende al volo come ci siano comunque le tastiere (suonate da De Feis) che in futuro faranno la fortuna della band. Dall'intro di "Danger zone" se ne comprende l'utilità: unirle alla chitarra di Starr per creare un connubio tra delicatezza e potenza, su cui adagiare la non proprio perfetta voce di De Feis, troppo preso nei suoi vocalizzi. Più diretta e "commerciale" è "American girl" dal testo e dalle linee vocali coinvolgenti: un piccolo gioiellino in un disco non troppo ispirato. Chitarra di nuovo in primissimo piano in "Dead end kids", anonima song hard & heavy che scorre via senza lasciare il segno, così come la successiva "Drive on thru". Si cambia decisamente pagina invece per quanto riguarda l'accoppiata "Still in love with you" e "Children of the storm". Due tracce in cui si vede la maggiore trama compositiva della band: la prima è una ballata romantica in cui De Feis inizia davvero a fare sul serio, mentre la seconda è una canzone in pieno stile Virgin Steele, con potenza, pathos e aggressività, tipici elementi del sound "symphonic" che verrà perfezionato in seguito.

Non si presentano altri particolari sussulti sonori se non la conclusiva titletrack altro piccolo gioiello hard rock per ritmo e forza evocativa. Per il resto Virgin steele si mantiene su livelli di sufficienza che poco si addicono alla band.

Il disco si lascia ascoltare con piacere, senza grandi apoteosi se non in due/tre casi. Il resto è hard & heavy suonato con cognizione di causa e nulla più. I Virgin Steele faranno meglio in futuro. Questo rimane comunque un lavoro accettabile e fortemente impregnato da influenze fine anni settanta, forse un po' lontane dagli schemi artistici dei quattro membri.

Quaranta minuti di buon rock.

1. "Minuet In G Minor - Danger Zone" (4:28)
2. "American Girl" (2:51)
3. "Dead End Kids" (3:25)
4. "Drive On Thru" (3:12)
5. "Still In Love With You" (6:17)
6. "Children Of The Storm" (6:26)
7. "Pictures On You (3:29)
8. "Pulverizer" (2:10)
9. "Living In Sin" (3:49)
10. "Virgin Steele" (4:38)

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