I Virginiana Miller ritornano a tre anni e mezzo da “Fuochi fatui d’artificio” e lo fanno con un lavoro che sicuramente segnerà la loro carriera, perché se il precedente non riusciva ad eguagliare la squisitezza de “La verità sul tennis” e di “Gelaterie sconsacrate”, il nuovo “Il primo lunedì del mondo” si avvicina parecchio.

Abbiamo di fronte un album ricco e variegato ma comunque omogeneo (unica splendida “stranezza” è la potenza e la lingua inglese di “Frequent Flyer”) grazie a delle stabili fondamenta e ad un lavoro di studio piuttosto certosino. Ma riguardo ai Nostri è forse inutile parlare di tecnica musicale, di cosa e come suonano ecc. Infatti comprendere a pieno il loro lavoro significa a mio avviso considerarlo come dei testi fatti poesia accompagnati da buonissima musica dosata con misure ora accese e gasanti, ora flebili e tenue. Musica che sottolinea con decisione l’attenta e splendida scrittura di Simone Lenzi. Testi che vanno da un orizzonte all’altro: un po’ impegnati (“La carezza del Papa”), “ironicamente innamorati” e vagamente astratti in un po’ tutto l’album.

Un disco per risalire velocemente da improvvise cadute, consapevoli del fatto che bisogna saper galleggiare per non riaffondare (a tal proposito ascoltate “Acque sicure”). Ed è proprio questo concetto che ci trasmettono i Virginiana Miller, di sicuro meritevoli di molta più fama grazie al loro mix di classico pop cantautorale italiano e passione artistica.

Ah, notevole la cover di “E’ la pioggia che va” dei Rokes.

Voto: 7/10

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