Stavolta partiamo dalla fine. Ascoltiamo i versi del "Rinnegamento di S.Pietro" di Baudelaire, che Atratus (voce dei Tronus Abyss e ospite in quest'ultimo capitolo dei Void of Silence) recita in CXVIII. E poi, diamo un'occhiata alle immagini contenute nel bel booklet interno. Statue di Angeli e Santi, impassibili, a contemplare le macerie e le rovine lasciate dalla guerra. Volti freddi, nella loro marmorea essenza, senza un'ombra di pietà e compassione per la pazzia dell'uomo.
Il nuovo corso dei Void of Silence abbandona quasi completamente la rabbia e l'ostilità del precedente "Criteria af 666", per lasciare spazio solo alla cenere. In questo loro ultimo concept album (ispirato alla seconda guerra mondiale) tutto è già stato compiuto. La battaglia ha lasciato spazio solo a un'enorme distesa di fumo e macerie.
Ed ogni speranza è oramai vana.
Il suono che ne consegue si è fatto così ancora più oscuro, nero ed opaco. Il loro caratteristico doom apocalittico è oggi avvolto, come in un sudario, nell'infinito riverbero delle tastiere, mai così prepotentemente influenzate dalle sonorità Dark-ambient. E lontano rintuona ancora l'eco delle bombe. In questo senso l'album presenta un lavoro di campionamenti spaventoso per cura, efficacia e magnificenza degli arrangiamenti. Il risultato finale suona quasi come un'unica oprimente, disperata ed agghiacciante colonna sonora per il funerale del genere umano e di ogni religione da esso creata.
Inutile la ricerca del "riff" o del ritornello. Le chitarre sono quasi in secondo piano e in più di un'occasione, tra vari episodi doom, si sentono le influenze del miglior folk apocalittico.
La voce di Alan Nemtheanga (singer dei Primordial) poi, si è rivelata quanto di più adatto alla musica dei Void of Silence. A livello lirico infatti il suo apporto è strepitoso per teatralità ed efficacia (a volte mi ha ricordato addirittura il Roger Waters di "The Wall"), nonché fondamentale per il completamento di questa nuova dimensione artistica del gruppo.
Inutile comunque stilare una track by track, anche se su tutti vorrei citare episodi come l'immensa (anche per la durata di altre 20 minuti) "Human Anthitesis", divisa in tre parti, o "Dark Static Moments". Questo lavoro credo piacerà sicuramente a tutti i fan del Doom più oscuro e apocalittico (vedi Esoteric), ma certamente, va detto che è un lavoro forse non alla portata di tutti. Una proprosta oscura ed elitaria, per un album "difficile", che certo richiede più di un'ascolto per essere completamente assimilato, ma che anche per questo ho trovato spaventosamente affascinante. Lode ai Void of Silence!
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Altre recensioni
Di deathinaugust
"Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi"
"Il disco è permeato di elementi riconducibili al forte senso di italianità che caratterizza l'opera... la voglia di ricordare chi ha contribuito a porre fine alla follia umana"