Le etichette musicali in fondo non servono a nulla. E questo non solo nella musica ma anche nel cinema, nell'arte e in letteratura. Le Warpaint, nuova band alternativa del panorama alternativo americano avevano esordito un po' di anni fa con Exquisite Corpse. un ep prodotto da John Frusciante, a detta loro "un amico" proprio perchè probabilmente parte di quella stessa scena losangelina che infiamma le notti californiane degli ultimi 20 anni e di cui anche le Warpaint almeno geograficamente e iconicamente fanno parte. Una manciata di pezzi accattivanti, quieti e malinconici, ma che facevano presagire il talento inusuale di queste giovani ragazze e la complessità dei loro arrangiamenti.

Col minimale esordio The Fool fanno centro e il singolo Undertow è già un piccolo successo. Ora come tutti i grandi esordi delle "next big thing" della musica indie, il secondo album resta il peso più grande da superare e straordinariamente l'omonima seconda fatica ci riesce benissimo. Alla produzione Flood, leggendario genio del mixer già negli anni '90 dietro alle migliori opere di Smashing Pumpkins, PJ Harvey e non solo. Agli arrangiamenti e melodie una band maturata sorprendentemente: sempre lo stesso minimalismo delle melodie (praticamente inesistenti in questo album, tanto che i pezzi sfuggono quasi alla memoria per la loro dolce complessita' e sta proprio in questo forse il loro fascino), le stesse voci corali e abuliche e la stessa magica atmosfera che rende le Warpaint non solo l'ennesima band revival post-punk degli anni '10, ma una formazione geniale basata su fascino e talento indiscutibili.

Nello straziante primo singolo Love is to die l'esile voce di Theresa Wayman intona nel ritornello speranzosa "Love is to die, love is to not die, love is to dance" sopra filograne di basso e chitarra raffinatissime e una batteria dispari. Hi prosegue l'opera con battiti trip-hop apatici e diverse melodie che si rincorrono l'una sull'altra mentre l'oscura CC ricorda alla mente la prima indimenticabile Cat Power di Myra Lee filtrata da suoni elettronici. Forse il pezzo più emblematico e riassuntivo di questo disco difficile ma ammaliante è Feeling Right, in cui sembra di immaginare un'auto polverosa che sfreccia solitaria tra le strade deserte della California mentre un sole impietosa inaridisce le palme scosse dal vento dell'oceano.

È difficile dare facili deifinizioni d'altri tempi quando nel bel mezzo del disco si insinua un brano killer come la punk-rap Disco-very che semmai ricorda le migliori Raincoats per i suoi battiti atonali o una melodia orientale a base di synth come Biggy e Go In.

Un nuovo lavoro dunque che non ammorbidisce per nulla le Warpaint, ma anzi le raffina ancor di più grazie ai suoi arrangiamenti raffinati e le sue atmosfere cupe e distanti.

 

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