È il 1991, sta arrivando lo tsunami del grunge dopo cui niente sarà più come prima. La Geffen, che ha fatto bingo con i Guns 'n Roses e che proprio quell'anno pubblicherà "Nevermind", ci prova con il secondo lavoro degli Warrior Soul, band che aveva attirato l'attenzione della critica dopo l'apprezzato esordio "Last Decade Dead Century". L'etichetta però vuole vendere di più cercando di incasellare il gruppo nel mare magnum del nuovo che avanza, spingendo anche sull'estetica da street rock in stile Guns che sulla piazza tira ancora molto. Non ha fatto però i conti con gli Warrior Soul, combo anarchico, incazzato, con radici post punk e soprattutto costantemente strafatto di metamfetamine, guidato da un ex batterista delinquente, Corey Clarke e dal suo socio, Ricco, chitarrista talentuoso e molto creativo . Il risultato è questo "Drugs, God and the New Republic" che tutto è tranne che il nuovo "Appetite for Destruction". Dopo un intro claustrofobico e malato, i nostri fanno subito capire da che parte stanno, proponendo una cover allucinata di "Interzone" dei Joy Division per scivolare nella bellissima title track, cupa, apocalittica e molto molto politicizzata. Poi qualche cazzotto in faccia punk oriented, "Rocket 88" , "The Answer" , alternato a pezzi che molto devono a new wave e psichedelia (bellissima "Jump for Joy"), per arrivare al singolo, "Wasteland", scelta mal digerita dall'etichetta. Nonostante il video un po' patinato e losangelino, calzoni di pelle, capelli al vento, decapotabile, "Wasteland" è un calcio al basso ventre sia musicalmente, dritto come un treno sui binari del punk, che a livello lirico:
"Pay you money to the landlord
Donald Trump is just a money whore
Under my bed there’s a baseball bat
The goddamn taxes gonna break my back, I'm in the wasteland", scrivono per farsi volere bene Clarke e soci. Beh, ci riescono. L'etichetta boicotta il disco all'inverosimile (manda la band in tour coi Queensryche) e, nonostante una buona critica, le vendite sono deludenti. La GEFFEN fa ancora un tentativo licenziando il terzo lavoro della band, l'altrettanto bello "Salutation from the Ghetto Nation" e poi onora il contratto stampando, nel silenzio promozionale , l'acidissimo volo psichedelico "Chill Pill" (da ascoltare) poi ognuno per sé è Dio per tutti. A questo punto la line up comincia a cambiare, Ricco se ne va e gli Warrior Soul diventano un affaire solitaire di Clarke. Della loro parabola, di significativo restano questi quattro capitoli che vale la pena ascoltare.

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