I torinesi We Are Waves sono da sempre degli inconsolabili nostalgici, musicisti e persone cresciute con le sonorità seventies/80s e abili divulgatori di quelle epoche sonore. Se nell’EP autoprodotto questa caratteristica fu mascherata – in parte – dal loro passato “crossover” denominato Overock, in “Labile” eccola uscire in tutto il suo fascino.
Che il quartetto abbia carisma ed esperienza tali da potergli permettere ogni sorta di sperimentazione già era chiaro, ma in questo nuovo lavoro che dire, tutto sembra essere perfettamente a suo posto. Merito di una formazione ridotta ai minimi termini in chiave numerica ma fottutamente unita nel portare avanti questo progetto e di quella rara capacità di emozionare una volta imbracciati gli strumenti. Emozioni per l’appunto: “Labile” è stato concepito, sfamato e cresciuto proprio da essi. Un lavoro dove malinconia e nostalgia non lasciano scampo, dove il concept dei testi e il cantato si amalgamano perfettamente.
Musicalmente synth ed elettronica rispetto all’EP di debutto sono passati dall’essere comparse a veri e propri punti di riferimento per la band, che ama spaziare e sperimentare senza alcuna paura proponendo un sound che definire semplicemente rock sarebbe un tantino sgarbato visti gli sforzi fatti. Potremmo parlare di New Wave come di quel nuovo filone electro-rave che impazza oggigiorno, di tinte dark come di qualunque altra cosa legata alla musica più emotiva e viscerale, ma niente potrebbe aiutare a descrivere “Labile” come l’ascolto in prima persona di questo disco.
Il fatto di essere stati prodotti agli esordi da Marco Trentacoste ha sicuramente dato loro la sicurezza necessaria a capire quali erano le strade esatte da percorrere, portandoli oggigiorno a pubblicare quello che – almeno per il sottoscritto – è un piccolo capolavoro. Brani come “Old Days” ed “Emptiness Behind The Walls” ti entrano diretti in testa e inconsciamente nel cuore per via di quella passionalità che viene fuori in tutta la sua essenza nel giro di pochi ascolti. Se siete cresciuti con Cure e Sisters Of Mercy e non disdegnate gente come Nero e Trentemoller andateveli a scoprire su Spotify, Deezer o qualsiasi altro servizio streaming, qui c’è un disco – e un gruppo – che merita di essere valorizzato.
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