Doom.
Già, però meno oscuro, meno pesante quasi allegro e a tratti epico.

Queste le mie prime impressioni dopo l'ascolto della opener di questo Of Empires Forlorn, secondo lavoro ufficiale per gli americani While Heaven Wept. Già il fatto che siano americani mi ispira un po' di sana compassione perché non essendo scandinavi non se li cagherà nessuno e io sono incappato nel solito gruppo ultra sfigato che non conosce nessuno ma che è stato innalzato a vessillo di una qualche bandiera alternativa del doom da qualche critico. Memore poi del fatto che i gruppi doom sono raramente scandinavi e soprattutto essendomi reso conto che stavo iniziando a spararle davvero grosse mi accingo a continuare la recensione in modo decisamente più canonico.
Peccato perché avevo proprio voglia di distruggere questo gruppo e presentarlo come un bel combo (che bella questa parola...) di perdenti... davvero peccato.

Secondo cd dicevamo... beh non essendo io in possesso del primo non vi saprei proprio dire se hanno cambiato genere durante il loro percorso stilistico e comunque dubito che ve ne possa importare qualcosa. Comunque torniamo al cd vero e proprio.
Innanzitutto si presenta con un bellissimo artwork, o almeno con una bellissima copertina dato che io questo cd non ce l'ho però la copertina mi sembra bella ma non si sa mai dentro potrebbe esserci di tutto anche frasi sconnesse prive di significato e di punteggiatura come questa. Molto bella, dicevamo, la prima traccia The Drowning Years in cui la voce chiara limpida e a tratti epica di Tom Philips regna sovrana, supportata da un ottimo riffing, non troppo lento ma neanche al limite del death metal, diciamo il giusto necessario per rientrare nella catalogazione di doom metal.
Ottima la prima traccia dicevamo... già davvero ottima. Peccato che poi ce ne siano altre sei che proprio ottime non sono. Se in The Drowning Years il doom metal triste e lento si univa alla perfezione con melodie ruffiane e ammalianti nella seconda traccia Of Empires Forlorn si torna a ritmi decisamente più lenti annoiando decisamente l'ascoltatore che si era abbondantemente esaltato dopo i primi promettenti minuti di questo disco. Stesso discorso vale per la terza Voice In The Wind dove invece prevalgono ruffianeria e melense melodie il tutto avvolto in alone di epicità molto à la Queen.

Peccato che questi siano i While Heaven Wept e non i Queen, un gruppo americano che ha fatto un discreto disco di doom molto rilassato, quasi ai confini del rock, dove le canzoni tendono a somigliarsi un po' troppo, sia per il tono bello ma monocorde di Philips sia per la staticità delle canzoni... certo è pur sempre doom ma gli Anathema e i Paradise Lost non arrecano uno stato di così profonda catatonia.

Discreto, non bello, neanche brutto... forse neanche discreto... dipende dai gusti; io direi mediocre. Si salvano la prima e la quarta traccia, orribile la quinta.

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