Esplosi come una sorpresa con il debutto "Sorrow of the angels" e confermatisi con "Of empires forlorn", gli statunitensi While heaven wept sono tornati nel 2009, a sei anni di distanza dal precedente lavoro, con il loro terzo full lenght dal titolo Vast oceans lachrymose. Nel susseguirsi degli anni, la band ha incontrato vari problemi finanziari oltre a diversi cambi di line up, che hanno portato l'ex singer Tom Philips a dedicarsi esclusivamente alla chitarra e il ruolo di cantante affidato alla voce di Rain Irving. Una scelta questa, che dopo aver ascoltato il disco lascia con l'amaro in bocca: la voce di Philips era assolutamente adatta al doom melodico e decadente della band, mentre Irving possiede un timbro eccessivamente "fuori" dal genere, adatto pià al power che non al doom. Il risultato quindi è la presenza di una vasto intervento di melodie, con alcuni passaggi propri del power e le possenti sferzate chitarristiche di matrice doom che vengono relegate ad un ruolo di comprimarie.

Per chi aveva atteso con fervida trepidazione il terzo album della band, l'ascolto si è verificato quantomeno spiazzante se non addirittura traumatico. La band dimostra voglia di allargare i propri lidi musicali e di appropiarsi anche di soluzioni che non sembrerebbero del tutto congeniali al loro stile. Vast oceans lachrymose è così un calderone di passaggi doom di rara bellezza, sfrecciate power anche troppo melodiche e una massiccia dose di orchestrazioni. In questa minestra (non del tutto riuscita) di commistione di generi abbastanza distanti tra loro non muta la carica emotiva e sentimentale che questo genere si porta dietro e che si riscontra anche nelle lyrics della band: "The furthest shore" ne è un esempio lampante e magniloquente con i suoi 15 minuti di durata. Accellerazioni, sprazzi melodici (stupendo quello intorno ai due minuti) e linee vocali adatte al timbro di Irving, che riesce a dare una grande prova di se nell'ottimo refrain del brano. Il pezzo iniziale è di assoluto livello compositivo e ricalca la strada tracciata in passato da un'altra opener mastodontica come "Thus with a kiss I die". "To wander the void" inizia a distaccarsi dall'habitat musicale della band con un ritmo più heavy oriented e linee vocali poco incisive e tirate per le lunghe. Questo mezzo passo falso anticipa "Living sepulchre", power metal a tutti gli effetti e per questo motivo fuori luogo in un platter del genere. Per fortuna che nonostante la scelta di ampliare l'orizzonte compositivo gli statunitensi sappiano ancora fare grande musica tornando all'ispirazione dei vecchi tempi: "Vessel" è una semi ballad dal sapore nostalgico. Un pezzo di assoluto livello che si snoda all'interno delle difficoltà dell'uomo per portarlo verso attracchi più felici e lontani dai problemi della società odierna. La titletrack è una traccia sognante che si avvita su se stessa attraverso continui giochi chitarristici di dolce melodia ma che non decolla mai del tutto. Album chiuso da un epilogo che non aggiunge nulla alla carriera della band e all'album stesso.

Non ho mai amato il track by track ma in questo caso ho ritenuto necessario il suo utilizzo per far risaltare l'alternanza tra pezzi ben inquadrati e altri un po' inutili e lontani dal genere che la band ha proposto con un discreto successo di critica negli anni passati. Questo Vast oceans lachrymose, coronato da una gran bella copertina, non ha al suo interno quella qualità musicale che mi aveva fatto innamorare della loro musica fin dal primo ascolto di "Sorrow of the angels". Questo terzo capitolo, tralasciando due episodi veramente validi come "Vessel" e "The furthest shore" non incide del tutto, ma rimane nell'anonimato di un genere sempre più in difficoltà.

1. "The Furthest Shore" (15:51)
2. "To Wander The Void" (6:28)
3. "Living Sepulchre" (4:01)
4. "Vessel" (7:47)
5. "Vast Oceans Lachrymose" (5:03)
6. "Epilogue" (3:13)

Elenco tracce e video

01   The Furthest Shore (15:50)

02   To Wander the Void (06:27)

03   Living Sepulchre / Vessel (11:47)

04   Vast Oceans Lachrymose / Epilogue (08:14)

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Altre recensioni

Di  Hellring

 La nuova creazione del combo a stelle a strisce si dimostra ancora una volta complessa e varia.

 Questo ensemble conferma i While Heaven Wept come una delle band più interessanti degli ultimi anni in ambito metal.