Esistono dischi muscolosi? Sì.

Ma poi la ferocia, l'impeto, il contorcere e l'impastare, lo spietato masticare dopo aver bagnato tutto di saliva sono solo semplici atti fisici? No.

O meglio lo sono senza dubbio ma mi viene da chiedere ascoltando "Six" quanta preparazione intellettuale ci sia dietro ed anche quanta abilità nel nasconderla e nel rendere il tutto così naturalmente selvaggio. Parliamo di pietre, di ciottoli primitivi, di quelli che tieni in mano stringendoli senza accorgerti di quanto siano pericolosi e taglienti, per poi guardarti i palmi e trovarli lacerati e sanguinanti.

"Things Will Grow" è un inno stordito anzi un inno allo stordimento: apre la batteria, alcune schegge di chitarra prima di prendere corpo, lievitare ed esplodere con l'ingresso di una voce sporca e lontana. "Tungsten Steel (Epilogue)" inizia con una cantilena in falsetto ma si sente forte l'odore della benzina ed ecco che le chitarre che prima si erano divertite a sfilacciare in dissonanze metalliche il tessuto ritmico si fermano, qualche traccia di basso prima di un'esplosione potente e distorta e ci ritroviamo in una vertigine densa e nera. "Whopping Church" non ci lascia neanche il tempo di perderci nella sua melodia dalla consistenza eterea di gas nobile che inizia l'incedere fluido e viscoso di "Magic Jordan", un quarto d'ora di psichedelia e cristalli lisergici.

"Feed" vive poi su riff prepotenti ed alterati mentre "Kross" é rabbia noise immersa nella liberatoria sensazione di sconfitta. Con "Nervous Buzzing" si sublima questa soffocata profezia del dolore toccando i vertici emozionali.

Da dove proviene l'ecografia di questa malattia incurabile? Dal trio di San Francisco, dalla Crucial Blast e dalla cantina immaginaria dove Royal Trux e Animal Collective suonano insieme.

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