I treni ti risucchiano lentamente. I loro ritmi, le loro attese, i loro paesaggi sfilati da un finestrino sporco. Il sonno, la pigrizia. L'autunno che sfuma via nel cielo grigio, fra le folate di vento gelido. Voglia di tepore e di solitudine. L'assopirsi nella vita...

Il silenzio di una città verso le sei di pomeriggio; qualche auto scivola sul suo settore di grigio; fumi, cartacce. Luci accese dietro vetri opachi. Nel bar, accalorato ascolti un uomo e una donna di fianco a te parlare; non ti sforzi nemmeno di capire cosa ci sia stato prima delle parole che senti, né ti interessano poi molto quelle dopo.

E poi a casa, in silenzio, senza nemmeno accendere la luce della cucina.

Le luci della strada, la notte che sbuca fuori dai garage, da sotto gli alberi, da sotto i ponti. Vociare. Una strana calma, quasi come se tutti si stessero addormentando o si fossero appena svegliati.

Un ritmo che non è ritmo ma ipnosi. Una voce sempre un momento prima di scoppiare a piangere. Suoni come cuscini di nebbia. Carillon, ricordi di infanzia, autunni. Una musica che sale lenta, rimane a mezz'aria. Impalpabile.

Foto di gente che è morta prima che tu nascessi. Un libro che sono mesi che devi finire e che va sempre, comunque, troppo a rilento...

Una vibrazione bassa, che si avvolge su sè stessa, si illumina dei colori delle luci per strada. Un senso di arrivo, forse rassegnazione. I pensieri si rintanano nei bar, cogli occhi fissati nelle tazze di tè bollente. Intontimento invernale, pioggia fradicia, cartacce bagnate. Aspettare in continuazione, che arrivi il treno, che arrivi qualcuno, che arrivi qualcosa di importante.

 ...

Migliaia di uomini che passano sotto la sera che scende. Sulle loro case, sui loro armadi vuoti, sui marciapiedi dove camminano. Milioni di uomini che rientrano a casa, in silenzio, nel buio di questo autunno dolciastro e vaporoso. Uomini in bianco e nero, passo cadenzato, occhi quasi svuotati di intenzioni. Stanchi. Migliaia di uomini seduti su divani scuri e pesanti.

La luce che c'è qui, in questo disco, non è altro che un'ombra illuminata

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