Ormai a cadenza biennale David Eugene Edwards torna con puntualità. Il messia sciamanico delle distese americane ha partorito alcuni tra i lavori più seminali, sentiti e ispirati del "dark country" degli ultimi 15 anni. E lo ha fatto di nuovo.

"Star Treatment" fa segnare quota nove album in studio e rappresenta il continuum del precendente "Refractory Obdurate". Già in quel disco la verve metallica era emersa con forza, a tratti spazzando via l'alt country che lo ha svezzato, in funzione di un hard rock desertico e lisergico che ha pochi simili nel panorama mondiale. In ST la pulsione dura e pura emerge addirittura con forza maggiore e si manifesta fin dai primissimi vagiti di "Come Brave", cavalcata messianica di notevole forza epica. Di nuovo: per quanto le coordinate del progetto Wovenhand sembrano assestarsi su una predominanza di suoni chitarristici, è sempre estremamente complesso "etichettare" uno come Edwards e la sua musica. Ciò che non viene persa è la carica evocativa, quasi sermonica e declamatoria della sua musica, ben evidenziata dall'ostica "Swaying Reed" e i suoi cacofonici riverberi o la lunga "All your Waves" con annesso finale apocalittico e simil noise/stoner.

Solitudine, creazione, visione personale del cristianesimo, feeling desertico, suoni ancestrali, songwriting mai banale. Gli elementi classici targati Wovenhand ci sono anche questa volta ma come detto incanalati in un mood decisamente più furioso che in passato. Solo in alcuni brevi momenti il cielo si rasserena e lascia spazio ad un gioiello come "Go Ye light", senza mai dimenticarsi di una certa psichedelia abrasiva che si manifesta qua e là, trovando terreno fertile negli scenari oscuri e stranianti di "Crook and Flail".

Ogni volta che Edwards se ne viene fuori con il nuovo capitolo di questa sua creazione si rimane spiazzati di fronte alla capacità fuori dal comune di rimanere sempre su un livello stilistico e qualitativo che ha pochi eguali negli ambienti affini e non solo. Ogni suo disco va assaporato in tutte le sue minime inflessioni e variazioni, scoprendo ogni volta nuove influenze e piccoli dettagli che sembravano essere sfuggiti ad un primo ascolto. Con i lavori firmati Wovenhand non va mai fatta l'analisi del sangue, i commenti e le recensioni servono a poco e non potrebbero mai rendere l'idea di una delle realtà più peculiari, poliedriche e indefinibili della musica d'oltreoceano.

Una garanzia.

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