Ripudiati, disprezzati, rinnegati eighties. Eppure… a ben vedere di cose interessanti ne sono successe e riferirsi a quegli anni come ai “secoli buii” della musica leggera sembra quantomeno eccessivo. Certamente fazioso. Gli anni del disimpegno reaganiano dopo la sbornia attivista dei seventies, la discoteca dopo gli scioperi. Ma anche anni in cui sono comparse delle vere gemme di originalità e creatività musicale. Prendete quest’album per esempio. Semisconosciuto. Passato presto in un ingrato dimenticatoio nonostante lo spessore universalmente riconosciuto della coppia Andy Partridge – Colin Moulding e nonostante la genialità della migliore follìa iconoclasta new wave, nella sua fase vernacolare, fusa col pop di matrice beatlesiano.

Dunque, siamo nel 1982, l’anno in cui vedono la luce due album destinati ad un successo vasto (e soprattutto duraturo) come Pornography dei Cure e Violent Femmes, ma entrambi esageratamente inferiori alle potenzialità espresse o solo suggerite da English Settlement. Questo non fa che contribuire all’ immagine stereotipata del gruppo talentuoso e (stranamente) sfortunato capace di sfornare, però, dei veri capolavori. Torniamo al disco: la gestazione è complicata e viene innanzi tutto pensato come un doppio album, solo successivamente assemblato in un unico lavoro. Rappresenta una specie di unicuum nella produzione del gruppo originario di Swindon perché punto di unione tra due età della band. È una specie di summa stilistica tra la loro prima musica (in cui è molto più leggibile la capacità schizofrenica in fase di scrittura) e quello che sarà il loro sound di lì a qualche anno (popsongs ispirate, ma più lineari, e un uso meno sporadico dell’ elettronica per riempire e impreziosire arrangiamenti ruffiani).

English Settlement è molto più acustico dei lavori precedenti e proprio questo alleggerimento permette di godere perfettamente delle invenzioni melodiche accattivanti e delle eleganti legature tra strofe e ritornelli che la coppia Partridge-Moulding è capace di incastonare in ogni singola traccia. Risultato: l’ascolto eccessivamente ripetuto rischia di lasciare solchi profondi nella memoria. E questo non è necessariamente un male.

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