Che cos’è l’intimità oggi? Stuff Like That There ci porta a quell’intensa armonia che con pochissime persone e molto raramente possiamo conseguire e avere. Non un mero esercizio di stile, calligrafico, ma un passo ulteriore nella ricerca, a suo modo sperimentale, che da sempre contraddistingue gli YLT. Un passo, qui, totalmente in direzione del Folk. Dalle pagine dell’enciclopedia della musica popolare alle pagine della vita quotidiana, e viceversa, senza soluzione di continuità. Nella visione matura, per età conseguita, l’album recupera, e replica, intenti, fremiti e tenerezze di Fakebook del 1990, fiore scarno di gioventù, olezzoso, finanche ingenuo, acerbo e godibilissimo. Oggi, senza autoindulgenza, questa nuova compilazione, tra cover, remake autografi e due inediti, agogna, se non proverbiali “Magic moments”, almeno momenti intimi, evocati con perizia, credibilità e onestà intellettuale. L’atmosfera soffusa dell’impostazione acustica, con intarsi di chitarra elettrica misurati (il terzetto riaccoglie Dave Schramm, chitarrista del primo album “Ride the Tiger”) prepara pezzi che non travolgono, ma accompagnano e suggeriscono, non provocano, ma scaldano, o meglio, accalorano. In un tono delicato, non sommesso.

Spicca, in scaletta, la rilettura acustica, che esalta, rallentandola, la bellezza melodica, di Friday I’m in Love: non la nasconde, ma la rivela, abbacinante, struggente. Una bellezza che è discrezione e slancio al contempo. Quasi come passare da una Odalisca di Ingres alla Venere (di Urbino) di Tiziano.

Ci sono poi la gentilezza folk di Butchie’s Tune (cover dei Lovin' Spoonful), l’abbraccio etereo, non platonico, di My Heart’s Not in It (cover di Darlene McCrea), l’umbratile I’m So Lonesome I Could Cry del ribelle Hank Williams, la tintinnante I Can Feel the Melting Ice (svuotata dal Funk dei Parliament), la rilettura pacificata, antigrunge, del proprio pezzo Deeper into Music (da “I Can Hear The Heart Beating As One”) e All Your Secrets (remake da “Popular Songs”) da bisbigliare sotto le stelle.

Il superfluo è tolto, diradato, tutto appare per quello che è, aperto al dialogo, semplice, umano. Lo sguardo lo sostiene. O è insostenibile? Ti sento guardare.

I heard you looking.

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