Yoko Ono è una diva controversa, una donna che tutti amano odiare e che pochi seguono. Una che ha saputo guardare oltre, diventare concettuale, combinarne di tutti i colori: Film, libri, opere visive, installazioni e anche dischi.

Musicalmente la Giapponese non dimostra un approfondito studio, eppure ha talento: la sua voce taglia come un rasoio attraverso mugolii, urla e suoni gutturali che si avvicinano non raramente all'inarrivabile Diamanda Galas.

"Fly" è il suo secondo disco, un concentrato di rock e sperimentazione che risulta attualissimo e all'avanguardia persino ai giorni nostri, un doppio disco da non sottovalutare, ingiustamente ritenuto inascoltabile con brani davvero ottimi e di stile come l'iniziale "Midsummer New York", un pezzo fortemente rock e riot girl che ricorda non poco le più recenti Pj Harvey o Ani Difranco, "Don't Count The Waves", avanguardia sonora in sei minuti: elettronica e voce che accaparra la pelle, il pop di "Will You Touch Me?",  orecchiabilissimo e beatlesiano, tanto da far pensare che l'abbia scritta il suo John e la title track, 23 minuti di delirio con urla, suoni lancinanti e suoni gutturali, in effetti un poco inascoltabile, ma comunque un pezzo di grande forza e coraggio.

Ardito e Scontroso, "Fly" è il manifesto artistico di una grande donna, spesso criticata ma comunque un'artista bizzarra che merita attenzione, anche quando fa sorridere di imbarazzo con pezzi come "Toilet Piece", in cui registra semplicemente lo scarico di un gabinetto. In fondo vuole solo intrattenerci e infonderci con il suo humor e perchè non ascoltarla, senza pregiudizi?

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