Veramente un gran bel locale l'Ortosonico di Giussago.

Uno di quei posti dove ti senti subito bene, come quando ti ritrovi nella vecchia cucina della nonna, in cui ti lasci cullare dalle tradizioni della vita di campagna e i visi che ti circondano sono famigliari. Un distacco fisico dalla frenesia, in un cascinale isolato, dove la sala del concerto è una sorta di salotto buono degli incontri, vagamente retrò, dove ti siedi comodamente a vedere il concerto su dei puf sovrastato da un bellissimo soffitto a cassettoni. Il posto, l'ambiente e la luce volutamente fioca, conferisce all'Ortosonico un fascino antico e di circolo intellettuale e tutto ciò che ti circonda, accompagnato da una birra con due amici, aiuta a far evolvere una comune serata in qualcosa di speciale. Ci sono quindi tutte le condizioni al contorno per poter lasciarsi liberamente trascinare dall'ascolto di questo "fast & furious instrumental jazz from Italy", come recita la locandina.

Un assalto. Gli Zu ti sconvolgono, il pubblico è in silenzio, assorto, attento ed incredulo a tanto tecnicismo e potenza. La macchina è devastante, con un motore rotondo, dove tutti i buchi sono coperti dal drumming preciso di Jacopo Battaglia. Un math rock (?) sempre controllato, in cui la schizofrenia del sax è il detonatore per l'abbattimento delle frontiere dei generi, dove il jazz core incontra il metal. Gli Zu sono la risposta italica ai Fantomas di Mike Patton o ancora a John Zorn, dove l'improbabile si realizza in un melting pot ritmico che trasforma tra il pubblico alcune facce in perfetti ebeti increduli. Il bello è che da tutto questo ne trai il messaggio che vuoi, in quanto il linguaggio non è sorretto dalla semantica univoca che sarebbe scontata nella forma "canzone".

Si ha l'impressione che per realtà come queste il CD sia un mezzo mediatico limitante, perché non consente di cogliere l'esperienza visiva, quella in gran parte dominante che ti permette di apprezzare lo studio e il tecnicismo espresso, ma anche la fisicità o la teatralità dei gesti, anche se il tutto si manifesta come apparentemente improvvisato. Siamo semplicemente di fronte a una forma avanguardistica alla stregua di Cage o di Varese, quella che in Wikipedia viene definita "zuismo" ovvero la filosofia del post-tutto, o se lo vogliamo vedere sotto un aspetto diverso, anticipatrice di ogni cosa.

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