Barbe lunghe.

Eppure l’unico ad avere la barba corta si chiama Frankie Beard (barba per l’appunto)! Questi furono i miei primi pensieri la prima volta che sentii parlare degli ZZ Top. Poi un giorno, mi trovavo a Lione in gita con la scuola e in un negozio di Cd usati m’imbattei in “Fandango” quarto album del trio texano, datato 1975. Non so nemmeno perché ma la copertina e il nome del disco mi attirano paurosamente e finii per comprare l’album a scatola chiusa.

L’album parte con il suono di un pubblico che freme per l’entrata in scena del gruppo. Siamo al Warehouse di New Orleans e sul palco sta per salire un trio texano. Una voce annuncia: “are you ready for ZZ top? Ladies and gentlemen, the fantastic ZZ top!” E si parte con un boogie irresistibile e serratissimo. E’ “Thunderbird”, veloce bluesaccio suonato con una grinta indescrivibile, davvero una partenza al fulmicotone. Nemmeno il tempo di riprendere fiato e la band esegue il classicissimo scritto dalla premiata ditta Leiber/Stoller per Elvis “Jailhouse Rock”, con la slide guitar di Billy Gibbons in primo piano nell’assolo. Davvero formidabile, una delle versioni di questa canzone che preferisco. Nemmeno una pausa ed è subito tempo del medley di nove minuti “Backdoor Medley”, un collage blues-rock costituito da “Backdoor love affair”, “Mellow down easy” di Wille Dixon, la prosecuzione di “Backdoor love affair” e infine il “Long distance boogie”. Gli ZZ top sono davvero dei grandi musicisti e ottimi intrattenitori coinvolgendo con il loro blues rock sporco e tostissimo.

Poi come di tradizioni per molti gruppi rock-blues dei 60 e dei 70, la seconda parte del disco è un ottimo lato costituito da registrazioni in studio. Sicuramente i suoni sono più puliti rispetto alla parte dal vivo ma i pezzi sono in ogni caso dei classicissimi composti rigorosamente dal gruppo. “Nasty dogs and funky kings” col suo ritmo sostenuto e sincopato inizia questa parte che continua con il blues strappa lacrime di “Blue Jean blues”, un classico del loro repertorio in cui si segnala il solismo del sempre ottimo Gibbons , molto struggente in questo brano. “Balinese” è il solito ottimo boogie non troppo duro ma ben ritmato e coinvolgente, mentre “Mexican blackbird” è una spensierata canzone dai toni quasi country, in cui la voce sembra riprodurre quella di un gran bevitore seduto a bere qualcosa in un saloon del Texas. Ad accentuare la sensazione c’è anche un bell’assolo d’armonica. Il disco si chiude in bellezza con i due bluesacci tiratissimi e veloci di “Head it on the X” , con l’alternanza incalzante al microfono di Billy Gibbons e Dusty Hill e soprattutto con quella che penso sia la mia preferita del disco, ossia “Tush”. Riff memorabile e tutta la band davvero sugli scudi con un ritmo che dire incalzante è poco, quasi un rock n roll!

Questo “Fandango”, insieme al precedente “Tres Hombres” è sicuramente uno degli episodi migliori dei tre barbuti texani, che purtroppo col passare del tempo si sono forse adagiati troppo sulla popolarità e hanno abbandonato il particolarissimo e personale Rock blues che aveva caratterizzato il loro sound iniziale per abbandonarsi ad un rock più banale ma con un migliore “appeal” commerciale, mentre qua li sentiamo come ottimi performers sia dal vivo sia in studio.

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