Avete presente quel detto che recita “la pazienza è la virtù dei forti”?

Se siete fan degli A Perfect Circle sicuramente saprete di cosa sto parlando. Non solo, saprete anche che in tale proverbio c’è anche della sana verità.

La lunga, lunghissima attesa è terminata e, dopo quattordici lunghi anni, una delle band più amate tra le formazioni di Maynard James Keenan ha rilasciato “Eat The Elephant”, un nuovo lavoro in studio. Pensate: circa diciotto anni di carriera, e solo quattro album; “pochi ma buoni”, per citare un altro proverbio.

Ancora una volta Keenan fa sfoggio delle sue qualità dimostrando che, anche se sei sempre stato etichettato come genio, non ci sono mai limiti per crescere, migliorarsi e maturare. D’altronde, si sa, i veri geni sono quelli che non deludono mai le aspettative e riescono sempre a sorprendere, talvolta reinventandosi, e nel crescere raggiungono la maturità. Si, perché questo nuovo album è un insieme delle cose migliori degli APC e di cose fresche realizzate alla luce di un talento genuino e una ricerca maniacale.

Il disco è pervaso da un forte pessimismo e da una forte rassegnazione al nichilismo che attanaglia le menti odierne, un sentimento anche abbastanza mainstream, trattato e ritrattato, in musica e non solo. Però Keenan non riuscirebbe ad essere banale nemmeno se ci provasse di proposito. Le prime due tracce ne sono la dimostrazione: la title track è un’apertura struggente. Con un ritmo lento e avvolgente ci culla fino a “Disillusioned”, dove il pessimismo è evidente nel testo, così come nelle sonorità. Bellissimi gli stacchi che trasformano una canzone, apparentemente normale, in una sorta di ballad a tratti sconcertante, per poi tornare a graffiare.

C’è da dire che Keenan e compagni sono stati bravi anche nel selezionare i singoli di presentazione, perché "The Doomed", forse la più vicina al solito stile APC, è piaciuta, ma i più critici avevano provato ad obiettare che al suo interno non ci fosse nulla di nuovo. Poi, però, “Disillusioned” e “TalkTalk” sono arrivate prontamente a smentirli. Dopotutto, nella terza traccia, è lo stesso Keenan ad avvertirci: “Beware the contrarian”.

Se in alcuni tratti di “By and Down The River” sembra di ascoltare i Tool, la ventata di aria fresca che questo disco si porta dietro viene confermata in “Delicious” e le tracce che la seguono.

Dov’è che ha stupito di nuovo Keenan?

il frontman dimostra una padronanza e un controllo vocale di cui pochi sono in possesso: la sua voce è dolce e graffiante, solenne e arrabbiata, impostata e virtuosa.

Insomma, chiedete e vi sarà dato.

La pazienza è la virtù dei forti, e gli A Perfect Circle hanno premiato tutti. Anche gli impazienti.

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