Gli AinSoph sono un gruppo mitico della scena post-industriale esoterica italiana e internazionale: nel corso del tempo hanno assunto un vero e proprio status di culto. Si sono formati a Roma nei primi anni ’80. La prima formazione ha pubblicato una leggendaria trilogia - composta I II, e III - ispirata alla magia e all’opera di Aleister Crowley. Questi dischi sono stati composti come veri e propri rituali “magici” e tali vanno intesi: l’aspetto formale della musica non va disgiunto da quello esoterico e filosofico. Detto questo ancora oggi, pur forse un po’ naif, queste registrazioni emanano uno spettrale “feeling” oscuro e satanico che risulta perfetto come colonna sonora di un film horror sull’occulto.

Nel 1988 gli Ain Soph publicano quelo che, a mio avviso, è il loro capolavoro ovvero “Kshatriya”. Kshatriya è un termine sanscrito che indica “la casta dei guerrieri”. Si tratta di un lavoro molto importante nela carriera “ainsophiana” in quanto, per la prima volta, viene lasciata da parte la musica strettamente liturgico-rituale per creare qualcosa di diverso: un modello etico che attinge agli antichi insegnamenti della Tradizione: il guerriero Kshatriya visto come simbolo del’azione in un mondo contemporaneo di rovine. Dietro a questa concezione ci sono pensatori come Oswald Spengler, l’autore di “Il tramonto dell’occidente”, Rene Guénon e il filosofo italiano tradizionalista Julius Evola con il suo “Rivolta contro il mondo moderno”.

Si tratta del loro primo disco stampato in vinile che mostra, in copertina, una bella immagine di una scultra di Ares opera di Lisippo. Ma, al di là di questi riferimenti che comunque sono importanti per capire il contesto culturale degli Ain Soph, il disco musicalmente è stupendo. La musica primigenia contenuta nella trilogia fatta di ocuri loop circolari lascia il posto a una maggiore strutturazione formale. Per l'occasione i membri di questa registrazione erano Clau-D.E.D.I., Crucifige, Eliana,, Forenovis,Stavrogin e Corrado (Circus Joy).

La prima traccia “Decimus Gradus” è caratterizzata da un loop di pianoforte accompaganta dalla bellissima voce di Eliana, cantante del Coro dell’Opera di Roma. La successiva “Monsalvat” è avvolta da un’aura sulfurea: l’inizio ricorda i primi esperimenti rituali poi una chitarra abrasiva e un chiesastico organo a canne rendono l’atmosfera generale sacrale e pagana: le parole sono prese dal “Book Of Thoth” di Crowley. Con I.A.O. il tono diventa satanico e occulto: un canto gregoriano che sembra provenire da oscure catacombe di un’epoca passata recita in trance un testo in latino (”In Deus Nascimur, in Jesu morimur, per Spiritu Sanctum reviviscium”) accompagnato dal rimbombo di un tamburo. La title-track incarna lo spirito dello Kshatriya attraverso il testo recitato da Corrado Mancini dei Circus Joy mentre la musica è una sorta di caos organizzato in cui distorisoni di chitarra, piannoforte e basso creano un magma tellurico di rara potenza. Chiude questo album straordinario la lunga - 14 minuti - “Stella Maris”, composizione elegiaca e oscura in cui un celestiale canto femminile di soprano ci introduce veso atmosfere rituali in cui una voce spettrale recita un testo criptico in latino.

Con “Kshatriya” gli Ain Soph si mettono sullo stesso livello dei primi Current 93 e creano un’opera che, ancora oggi, è vista come una vera e propria pietra d’angolo del genere rituale esoterico.

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