Aristocratici, elitari e satanici, ecco una di quelle band che, durante il corso della propria carriera, non ha mai mollato nè cambiato il proprio genere musicale per sperare in un trionfo particolarmente maggiore. Differenziandosi da quello che è ormai il trend generale e accostandosi esclusivamente a chi intende seguire le strade impervie, dure e solitarie del blackened death metal, gli Akercocke hanno sempre compiuto egregiamente il proprio dovere, a maggior ragione se si abbia avuta l'opportunità e soprattutto il tempo di seguire la loro costante crescita compositiva: ovviamente essa è scaturita, gradualmente, attraverso il corso della pubblicazione di questi cinque full-length (il terzo full-length Choronzon è un lavoro che consiglierei sino all'infinito).

Affascinati fino all'orlo delle proprie esasperazioni sadiche da temi quali il satanismo, il sesso e le incontaminate passioni masochistiche, per gli amanti di autori dell'età illuminista come il marchese francese de Sade o come l'austriaco del diciannovesimo secolo e dell'età romantica Leopold von Sacher-Masoch i loro testi risulterebbero aderenti e completamente piacevoli soltanto ai gusti di una cerchia ristretta di lettori. D'altro canto, se appartenessimo a questa famosa cerchia, avremmo, senz'altro, riconosciuto, in alcuni parti di determinate tracce, la voce del leader come quella di un intellettuale lucido, un conoscitore raffinato ed ideale per esprimere al meglio i propri temi attraverso le musica. Ci troviamo in un periodo nel quale certe tematiche ormai vanno al di sopra dei soliti e nauseanti pregiudizi da parte di critici più sofisticati o alquanto sensibili.

Chi ha seguito da sempre questa band, avrebbe desiderato un definitivo salto di qualità ed ecco che gli Akercocke prontamente ci hanno accontentati con questa pregevole pietra miliare, nella quale, ancora una volta, abbiamo scoperto una brillantezza qualitativa fuori dal comune ed un nuovo carico di migliorie tecniche. Non vorrei esagerare però ritengo che la travolgente "Axiom" sia una delle tracce più importanti dell'intero genere, dove risulta magniloquente la loro capacità di saper estremizzare al limite delle possibilità e nella quale è particolarmente nota la capacità di aver saputo enfatizzare a proprio piacimento tematiche che si intrecciano fra di loro così appassionatamente: sogno ed impatto, violenza e feeling, amore come sentimento e praticità nei rapporti sessuali.

"The Promise", una perla davvero rara che vieterei a tutti gli ascoltatori di considerare come l'ennesimo e inutile pezzo strumentale di un qualsivoglia album metal, merita un'attenzione pari alle altre tracce, nella quale verremo catapultati nel più vicino cimitero del nostro paese a festeggiare insieme alle creature della notte assetate di sangue e di sesso e a partecipare, dinanzi all'altare della sacra cappella, alla gloriosa proclamazione della dannazione eterna, al risveglio delle figlie della notte e ad un tempestoso ed apocalittico elogio rivolto esclusivamente al Signore Oscuro. La danza divinamente satanica di "Summon the Antichrist" invoca le creature supreme dell'oscuro regno (Leviathan, Baphomet, Lilith...) dove Satana ha donato loro un'inesauribile bellezza e tutti quei doni che sulla Terra risulterebbero incomparabili. La possente e tecnicamente elaborata "Man Without Faith or Trust", rivela il "vero" mistero circa le gesta di Giuda Iscariota e l'oscura "The Dark Inside", costituita da un ritornello molto convincente ed impreziosito da una voce esclusivamente pulita, pone come temi principali il contrasto tra sangue e vino, tra giorno e notte, tra luce ed oscurità. 

Potrei parlare ancora a lungo delle tematiche più imponenti di questo capolavoro ma mi soffermo ad elencare quelle più inquietanti: distinzione dettagliata tra essere umano e disumano, l'inesistenza di Dio, la freschezza notturna opposta a quella mattutina, l'ascesa di un Anticristo che smentisce che Gesù Cristo sia il Cristo e nella traccia strumentale ed estremamente romantica "Epode" per via dello scorrimento fedele di una chitarra acustica accompagnata dalla voce pulita del leader si parla dell'onnipotenza assoluta e della completa fedeltà nei confronti del Signore Oscuro. Tutti temi per i quali son stati contestati ferocemente per via anche dei loro numerosi videoclip (vedasi ad esempio "Leviathan" o "Axion" di quest'ultimo lavoro) che ovviamente son stati censurati. L'unica vera pecca è forse il growl poco ricercato, profondo soltanto in rare occasioni e povero di espressività che danneggiano parzialmente questo consigliatissimo lavoro da parte soprattutto degli amanti del genere. In effetti, il lavoro compiuto sul basso, sulle chitarre elettriche e sulla batteria ha dimostrato di saper intrecciare in un album così estremo parti godibili anche di puro progressive ed armonie con fortissimi influssi black.

Ovviamente consiglierei il tutto ad un ascoltatore amante del genere e che soprattutto sia alla ricerca di un lavoro unico ed estremamente perverso sui mercati internazionali: un prodotto che si distingua facilmente dalle quotidiane inondazioni discografiche dove impulsività ed arroganza, classe ed irriverenza non fanno altro che valorizzarlo per quello che realmente rappresenta. Uno dei gioielli estremi del 2007, l'ulteriore perla di una carriera priva di cali. Tagliente, romantico ed unico nel suo genere.

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