Nella speranza che qualcuno voglia approfondire e commentare in questa sede i precedenti lavori di questo artista così scarsamente considerato in Italia, concludo questa mia breve retrospettiva su Alain Bashung con Bleu pétrole, suo ultimo disco di inediti uscito a ben sei anni di distanza dal precedente L'imprudence.

Ad ascoltarli in successione gli anni in realtà sembrano molti di più, tale è la distanza musicale e stilistica che li separa. Se L'imprudence ci consegnava il ritratto di un Bashung sempre più insofferente alla forma canzone e agli stilemi del rock, qui lo ritroviamo più che mai "cantante di canzoni", nel senso più stretto e francese del termine. Dico cantante perché in questa sua ultima fatica discografica spicca l'assenza dello stesso Bashung come compositore, che sceglie di affidarsi ai cantautori Gaetan Roussel e Gérard Manset, firmatari della quasi totalità dei brani. Ciò non pregiudica assolutamente la qualità di scrittura delle canzoni, che sono anzi molto valide; lo intuiamo già nel secondo brano del disco, Résidents de la République, una critica sincera ma anche un po' disillusa alla Francia di Sarkozy, ma anche in Je T'ai Manqué o in Venus, quest'ultima che sarebbe potuta tranquillamente uscire dalla penna di Jacques Brel.
Si segnala come al solito la presenza di grandissimi musicisti e collaboratori, tra i quali l'ormai fedele Marc Ribot ma soprattutto Mark Plati, molto attivo negli '90 al fianco di David Bowie. Entrambi lasciano una forte impronta sul brano più intenso e emozionante del disco, Sur un trapèze.
Fatta eccezione per i brani citati, il resto del disco scorre senza grandi guizzi: incontriamo qualche buon pezzo (Comme un lego), qualche leggera caduta di stile (Hier a Sousse, una dimenticabilissima rivisitazione di Suzanne di Cohen), ma tutto sommato è un disco che si lascia ascoltare, a patto di essere ben consci della lontananza ormai incolmabile dagli sperimentalismi e degli scatti geniali dei due dischi precedenti.

Probabilmente anche per questioni extra musicali (durante le registrazioni e durante l'ultimo tour Bashung era già malato terminale), il disco in Francia fu accolto in maniera trionfale sia dal pubblico che dalla critica, vincendo ben tre Victoires de la Musique e classificandosi 46mo nella classifica dei miglior album rock francesi di tutti i tempi. Riconoscimenti che forse fanno un po' sorridere se relazionati all'album in questione, ma se la storia umana e musicale di Bashung vi ha appassionato almeno un po', non potrete non rallegrarvi dell'infinità di premi e onori che sono stati tributati in patria a questo grande artista negli ultimi mesi della sua vita, a cui va ad aggiungersi la Legion d'Onore conferitagli a inizio 2009.
L'album si conclude con Il voyage en solitaire, brano - questo sì - meraviglioso scritto da Manset negli anni '70, tuttora un grande classico della canzone francese. Bashung ce lo canta in punta di piedi, lasciandosi cullare dalla bellezza del testo e della melodia, che nulla ha a che fare con la sua storia e la sua provenienza musicale ma che proprio per questo ben rappresenta la vita artistica di un'artista che ha sempre "viaggiato in solitaria", muovendosi sempre su strade poco battute e conquistandosi al fotofinish della sua carriera un posto intoccabile nella storia della musica francese.


  • Annette
    7 set 22
    Recensione: Opera:
    Allora, alla fine sono riuscita a sentire quasi completamente L'imprudence, e sai, credo che alla fine lo prenderò e riserverò sicuramente altri ascolti Fantaisie Militaire.
    Questo gli ho dato solo un veloce ascolto ma non credo ci tornerò su.
    La recensione sempre scritta molto bene, ma non ho ancora capito la logica con cui assegni le stellette.
    Capisco che sia un sistema che non lascia spazio a troppe sfumature, ma 4 a questo e 3 a Bad Love di Randy Newman... non so!
  • hjhhjij
    7 set 22
    Recensione: Opera:
    Dai, questo me lo son segnato.
  • withor
    7 set 22
    Recensione: Opera:
    Purtroppo nel mio caso la tua speranza (di qualcuno che voglia commentare ed approfondire i precedenti lavori di questo artista) è destinata a rimanere vana, in quanto non lo conosco. Ma per fortuna l'hai già fatto molto bene tu, anche se "brevemente". D'altronde si sa: chi fa da sé fa per tre!!!
  • ZiOn
    9 set 22
    Recensione: Opera:
    Bella recensione. Non so quanto il materiale musicale possa adattarsi ai miei padiglioni auricolari, ma è sempre bello scoprire artisti e album poco conosciuti. 5 stars.
  • Pipino
    15 set 22
    Recensione: Opera:
    Non è il mio genere, ma tu scrivi bene

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

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