Il 1960 è un anno fondamentale per la storia del cinema. Da quest'anno in poi infatti niente sarà più come prima, col 1960 intendiamo infatti stabilire una nuova rivoluzione avvenuta nel mondo del cinema (dopo quelle avvenute con l'affermazione del sonoro e del colore). In questo caso la rivoluzione è a livello di fabula e intreccio. E' proprio da qui che nascono le nouvelle vagues e il cinema "moderno".

Il 1960 verrà ricordato anche come l'anno di "Psycho" il film più particolare del maestro del brivido Alfred Hitchcock. Il tema affrontato nei 110 minuti di pellicola è uno e uno soltanto: la morte. Possiamo capire ciò già dall'inizio, quando viene presentato il personaggio di Norman Bates (un grandissimo Anthony Perkins) e il suo strano hobby, ovvero imbalsamare gli uccelli (cioè far sembrare vivo ciò che in realtà è morto). Con la scusa di un sandwich (una passione di Hitchock era la buona tavola) il nostro Norman conosce la protagonista Marion, una segretaria scappata dal suo ufficio con 40.000 dollari rubati a un cliente e rifugiatasi in questo hotel abbandonato e gestito da Norman. L'obiettivo di Marion (interpretata da Janet Leigh) è quello di andare dal suo ragazzo per godersi al meglio questa cifra. All'inizio quindi sembra che siamo di fronte a una storia d'amore o a un film di azione. Ma non è così. La scena che cambia e sconvolge il film e lo eleva (addirittura) a film horror-psicologico per antonomasia è la famosissima scena della doccia.

Pensate: per realizzare questa scena (di 45 secondi) servirono ben 7 giorni di lavorazione e ben 72 posizioni della macchina da presa! La colonna sonora poi riempie alla grande le urla di terrore della povera Marion.

A questo punto il film cambia decisamente strada, una volta chiusa la parentesi-Marion, termina anche la storia personale della donna e delle sue paranoie: da questo momento, sì dà inizio all’enigma vero e proprio e lo spettatore inizia a porsi delle domande su Norman e su sua madre, ritenuta forse troppo protettiva nei confronti del figlio. Piano piano, sequenza dopo sequenza verranno forniti allo spettatore anche alcuni strumenti atti a portare alla luce un delitto tenuto troppo a lungo segreto e nascosto: quello compiuto sulla signora Bates dal suo schizofrenico figlio Norman dieci anni prima. "Psycho" è quindi un film sulla psicologia, sulla doppia personalità, oltre che un grandissimo thriller che tiene lo spettatore incollato fino alla fine, fino a quel ghigno di Norman (scena questa famosa quanto quella della doccia) quando parla da solo (o con la madre?) che racchiude tutta la sua personalità malata. Chiudete la porta, spegnete le luci e godetevi questo film straordinario, dove tutto è paurosamente perfetto e dove niente è lasciato al caso.

E' inutile, infine, citare tutte le porcate che sono state realizzate con questo nome, mi riferisco a ben tre sequel, a un remake e a tantissime citazioni (spesso inutli) che questo film ha dovuto ahimè subire.

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