Alphataurus è uno di quei tanti gruppi dalla vita discografica molto breve che sono stati fatti rientrare nella categoria del progressive.
Si tratta di un quintetto milanese formato da:
- Michele Bavaro alla voce
- Pietro Pellegrini alle tastiere, al vibrafono e sintetizzatore
- Giorgio Santandrea alla batteria
- Guido Wassermann alla chitarra
- Alfonso Oliva alla batteria
Ecco dunque il loro disco d'esordio (e anche unico se si eccettua una successiva raccolta di demo "Dietro l'uragano"), che si compone di cinque tracce fra cui spiccano la opener, "Peccato d'orgoglio" e "La mente vola". E partiamo proprio da "Peccato d'orgoglio", 12 minuti e 23, dove un arpeggio di chitarra accompagna la voce di Bavaro e invece nei momenti prettamente strumentali dominano tastiere e sintetizzatore. Certo, i testi sono forse un po' troppo astratti, ma sembra intuirsi un invito a una persona ad accettare i propri sbagli, a non rimanere ostaggio del proprio cieco orgoglio.
"A ricominciare
qualcuno ti aiuterà
per chi torna indietro
vergogna non c'è
credevi di avere
il mondo in un pugno
ma un pugno di semi
non puo' darti la realtà"
Ed è questo il testo nel passaggio più hard del brano che funge da apripista all'intero album.
Anche nella seconda canzone "Dopo l'uragano", dal testo certo non allegro, passaggi tendendi all'hard rock non mancano. Come terza traccia troviamo lo strumentale "Croma", dove Pietro Pellegrini sfoggia il suo talento con le tastiere, breve ma intensa.
"La mente vola" , che io considero il momento culmine dell'album, si apre con ben 3 minuti e mezzo di tastiere piacevolmente martellanti, per poi scivolare in delicati arpeggi di pianoforte. Anche la voce è cambiata: è il tastierista Pellegrini che canta sopra il pianoforte. Il testo è un'esortazione a non vivere nel passato ed essere ben coscienti di se stessi ("la mente vola, non ti conosci più", "ti guardi in un ruscello sei proprio tu") e soprattutto ad avere fede e speranza in Dio ("lassù qualcuno c'è", "una ragione per vivere c'è").
Conclude l'album "Ombra Muta", ricca di assoli e complessa, dove la voce di Bavaro ci narra di questa ombra muta che aiuta a ricominciare daccapo, dopo gli errori fatti. Si può quindi dire che in certo modo tutti i brani siano legati da un filo comune come argomento e riescano ad introdurci in una determinata atmosfera.
Infine, non voglio passare sotto silenzio la magnifica copertina che raffigura una colomba che, tenendo in becco un ramoscello d'olivo, sgancia bombe verso il suolo.
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