"A Curious Thing" è il secondo album della cantautrice britannica Amy Macdonald. Uscito nel 2010 -due anni dopo il successo di "This Is the Life"- mostra una maturazione nel sound e nei contenuti, infatti, essendo stato assemblato durante il tour del precedente disco, la Macdonald ha avuto la possibilità di provare e sperimentare nuovi ritmi, distaccandosi un po' dallo stile folk che aveva caratterizzato "This Is the Life".
La prima traccia, anche primo singolo estratto, "Don't Tell Me That It's Over" ruota attorno al problema del surriscaldamento globale ed al dominio dell'uomo sulla natura, sottolineando un maggior impegno da parte della cantante a fatti attuali. La seconda traccia "Spark", ispirata da un fatto di cronaca, parla del tragico omicidio di un bambino di due anni da parte di due ragazzini di dieci, proponendocelo dal punto di vista del bambino morente. Proseguendo l'ascolto dell'album si trova "No Roots" brano che parla del non mollare mai, senza curarsi del passare del tempo. Il pezzo successivo "Love Love" pare riportare la cantante sulle tematiche del primo disco, ed è indiscutibilmente uno dei pezzi più stile Macdonald dell'album. "An Ordinary Life" tratta invece il tema del successo, di come sia arrivato senza essere cercato ma solo per amore della musica. Andando avanti troviamo "Give It All Up" in cui la cantante diffida dal rinunciare a tutto per amore, il pezzo seguente è dedicato ad un ignoto amico(?) della cantante morto in circostanze non spiegate, e si intitola "My Only One". Con "This Pretty Face" la Macdonald torna a dire la sua opinione sulle belle ragazze che spesso si vedono in televisione, ma che però non dureranno essendo mode passeggere, rievocando con questo tema "Footballer's Wife". In "Troubled Soul" la cantante si prodiga a rincuorare le "anime agitate", e in "Next Big Thing" rincara la dose di critiche alla cultura inglese, prendendosela questa volta con i reality. "Your Time Will Come" è al limite tra canzone e poesia e dice tutto nel titolo ("Il tuo tempo verrà"). Il pezzo di chiusura, "What Happiness Means To me" è speciale non tanto per la dichiarazione d'amore da parte della Macdonald al suo compagno, tanto più per la ghost track in coda: una cover in versione acustica di "Dancing In The Dark" di Bruce Springsteen.
In conclusione è un buon disco, anche se i momenti principali sono fondamentalmente composti dai cinque singoli ("Don't Tell Me That It's Over", "Spark", "This Pretty Face", "Love Love" e "An Ordinary Life") mentre le altre canzoni tendono a confondersi, più maturo certo, ma meno vario. La Macdonald non dispone di un'estensione vocale grandiosa, ma di una ritmicità e una modalità di emissione del suono (basti pensare a "This Is the Life") non da poco.
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