"Quanti di voi hanno aspettato per sette anni questo disco? È un tempo lunghissimo, non deve ripetersi mai più, mai più!"
Con queste parole Vincent Cavanaugh arringava il pubblico durante uno dei live italiani del novembre 2011. Siamo pienamente d'accordo. Molto probabilmente parecchi fan degli Anathema si erano ormai ridotti, come quelli dei Guns n' roses, a pensare che il successore di A natural disaster non sarebbe mai arrivato. Eppure dal 2003 a questa parte la band inglese era stata tutt'altro che inoperosa: innumerevoli tournée in giro per l'Europa e per il mondo, Danny Cavanaugh si è imbarcato in svariate avventure soliste, tre anni or sono era uscito pure Hindsight, disco di classici riarrangiati in versione acustica. Ma per quanto riguarda la produzione di inediti i nostri languivano. Sia chiaro, non avevano un contratto. Sul sito ufficiale erano stati presentati tre inediti che avrebbero dovuto far parte di un nuovo album dal titolo Horizons, la cui data di pubblicazione veniva via via posticipata da fine 2008 a inizio 2009 a fine 2009. Un vero calvario, conclusosi nella primavera del 2010 coll'uscita, appunto, di We're here because we're here. Titolo enigmatico che sa un po' di presa in giro, accompagnato da copertina mistica e soleggiata. Contratto raggiunto con la Kscope e produzione del Porcupine-tree-mastermind Steven Wilson. Ottime premesse dunque.
Ed effettivamente la prova si rivela ben valida. Il sound dopo tutto questo tempo è cambiato e bastano le prime note di Thin Air e della successiva Summernight horizon a capirlo. Il sound, si diceva, ha perso molto delle influenze Pinkfloydiane e dei toni alla Radiohead che caratterizzavano Judgment o le uscite successive; sonorità abbandonate in favore dei toni più duri e caratteristici degli Anathema. Insomma, come se i nostri avessero voluto privare la loro musica di eccessivi fronzoli per esprimere al meglio la loro vera identità. Eppure le sorprese non mancano. Dreaming light infatti è una ballata dolcissima guidata da semplici accordi di piano sui quali Vincent Cavanaugh dimostra a qualsiasi detrattore di saper cantare (molto) bene. Segue la solare Everything mentre i brani successivi, due passaggi commoventi e sopraffini, ci riportano ai momenti migliori del gruppo: Angels walk among us (ripresa nella successiva Presence) non ha praticamente alcun punto debole e richiama da molto vicino quel capolavoro che è Regret, mentre A simple mistake parte fragilissima ed esplode in un drammatico chorus che non mancherà di conquistarvi quando andrete a vederli dal vivo. Get off, get out è un altro bel pezzo frenetico, Universal invece è di sicuro il più interessante: i toni obliqui e le atmosfere sospese ne fanno un brano affascinante ed inafferrabile, riesce difficilissimo comunicare le emozioni che trasmette. Chiude Hindsight, che tuttavia non era presente nell'omonima release, otto minuti strumentali ed estremamente suggestivi, un brano dolcissimo che strizza l'occhio al post-rock.
Sebbene sia sparita una consistente fetta di sperimentazione, fatto che rende le nuove canzoni un po' spoglie se confrontate a classici come Deep o Balance (per citarne due a caso), We're here because we're here è un ottimo disco, che lascia ben sperare per il futuro. Un disco che si accredita ad essere il perfetto album-Anathema, senza sbalzi d'umore eccessivi o influenze esterne che opprimono il sound peculiare della band. Ma anche un disco che al contempo dimostra come gli inglesi abbiano ancora mordente, come sappiano ancora suonare con passione e sentimento.
E poche settimane fa è giunta la notizia di un nuovo disco. Olé
7,5
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Altre recensioni
Di FragileDreams
«Come se stessimo assaporando il silenzio in una notte ricca di riverberi, il sussurare del vento ti accompagna nel tuo viaggio interiore.»
«Dopo averci deliziato con l’acustico Hindsight, quest’ultima uscita discografica dimostra che i ragazzi di Liverpool son proprio degli incapaci, incapaci di fare un disco deludente.»
Di __Hide__
"Questo disco segna un cambiamento emotivo enorme per gli Anathema, il carattere depressivo e oscuro qui scompare del tutto, per lasciarvi ad un senso di profonda speranza."
"Dreaming Light...parametrato da una bellezza disarmante che vi trascinerà, per poi finire con la delicatezza con la quale è iniziata, forse la mia preferita del cd."
Di BlackCloud
"Un inno all’amore, alla vita, al senso di libertà legati allo stesso tempo a quel senso di malinconia e introspezione."
"La voce profonda, intensa, a volte quasi commossa di Vincent Cavanagh canta a una nuova vita e all’amore che diventa energia tra due persone."