Gli Antonius Rex sono un gruppo a suo modo leggendario: hanno rappresentato il lato esoterico del prog italiano. La creatura di Antonio Bartocetti, una figura accostabile per qualche verso a Paul Chain che aveva già dato forma a progetti occulti come Jacula, Invisible Force e Dietro Noi Deserto - ha saputo incarnare l’immaginario horror italiano rappresentato dai film di Mario Bava e da fumetti come Jacula e Zora. Accusati di essere naif, in realtà non manca qualche ingenuità nella loro produzione ma i loro dischi degli anni ’70 a mio avviso sono validi anche musicalmente e prossimi a una sorta di psichedelia nera. In realtà sia “Zora” che “Ralefun” sono stati “ripudiati” in qualche modo dallo stesso Bartoccetti ma, a mio avviso, si tratta di un giudizio ingeneroso. In particolare “Ralefun” è da considerarsi come il loro disco più accessibile ma, non per questo, si tratta di un lavoro debole.

“Ralefun” è sicuramente quello più orientato verso la psichedelia. L’inizio è affidato a “Magic Sadness” , uno strumentale atmosferico e sognante con un bell’organo in evidenza. Dopo “Agonia per un amore”, una canzone impreziosita dal flauto di Hugo Heredia, è la volta di “Witch Dance”, sicuramente il pezzo più commerciale, accattivante e trascinante del disco. “Incubus” è un altro intermezzo strumentale prog tipicamente anni ’70. “In Einsteiness’s Memory” è invece una canzone con un flauto vagamente Jethro Tull. La traccia finale “Enchanted Woods” è poi un piccolo capolavoro di psichedelia: la chitarra di Bartoccetti è evocativa e onirica come ami in precedenza mentre le atmosfere sono allucinate, lisergiche e “floydiane”. Nella ristampa dela Black Widow del 2011 c’è anche la bonus track “Proxima Luna”. Comunque la si veda gli Antonius Rex sono un gruppo sicuramente unico.

Carico i commenti...  con calma