Nel bel mezzo di quest'aria estiva nulla va bene. La testa è confusa, l'ambiente attorno è assordante e non mi sento per nulla bene, meglio andare dal dottore.
"Scusi...in questo periodo avrei bisogno di qualcosa di genuino ed interessante"
Ecco cosa mi è stato prescritto senza nessun dubbio: "The Arcade Fire - Funeral"... nome bizzarro per un medicinale, penso. Composizione: Violino, Arpa, Basso, violoncello, xilofoni e correlati.
Purtroppo, arrivata a casa, ho ingoiato quelle dieci perle nere tutte insieme senza leggere le controindicazioni! Ops.
Non sono allucinogeni, non sono aspirine, mi sento comunque meglio mentre l'effetto della prima perla "Neighborhood #1 (Tunnels)" incomincia a vagare nella mia testa con una voce coinvolgente, una batteria interessante ed un insieme di sonorità pop wave che rappresentarà tutto il mio delirio mentale.

L'ambiente attorno sembra meno spento e l'effetto delirante continua a salire con la spettacolare "Crown of love" che decide di tritarmi la mente con il suo "If you still want me, please forgive me, because the spark is not within me" che sembra quasi una ninna-nanna deliziosa che mi spinge a seguire il ritmo con un "Na na naaa..." che sa quasi di poetico.
Brrr... i brividi salgono e questa "medicina" decide di non darmi tregua, continua a distruggermi con "Neightborhood #2" e quel suo inizio che riesce a farmi venire in mente un qualsiasi ballo popolare all'interno di un paese sperduto tra le colline misto ad una voce molto molto decisa che si lascia trasportare da tutta questa aggressiva-repressa melodia. Il mio corpo lascia scorrersi "Une Annee Sans Lumiere", "Neighborhood #3 (Power Out)" e "Haiti" per lasciarsi deliziare con "Wake Up" come dessert, da buon delirio che si rispetti.
Dessert formato da un lento strascico di melodia dove il ritmo leggero e statico si lascia guidare dall'insieme dei prodotti utilizzati per creare queste pillole (strumenti a go-go!) ed una bella chitarra seguita da cori che riempono il tutto.
Mi guardo attorno, ho trovato qualcosa di veramente interessante.

Riflettendoci non è un album allegro, non lo è proprio. Eppure mi fa stare bene, e per un pacco di medicine non è poco. Sto male, mi prescrivono cure a base di leggiadra malinconia e sto bene.
E' emozionante come la musica sia strana e contradditoria. L'ambiente è meno teso, la vita è sempre la stessa, ma, sento qualche corda del mio corpo che ogni tanto emana segni di vita. Non è poco.
Consigliato a: tutti coloro che cercano casa all'interno di qualche buon medicinale che non faccia male e hanno le proprie corde interiori scordatissime.

Mi rimangono solo due domande : "Chi ha più bisogno d'aiuto tra me e il dottore...?"
... "E se il dottore in realtà occupasse il suo tempo libero facendo il pusher..?"
Non cerco risposte, mi tengo il dottore.

Carico i commenti... con calma