Lo sponsor di questa operazione è stato uno dei più grandi agitatori della scena alternative USA per molti anni. Parlo di Jim O'Rourke. Il musicista originario di Chicago vive a Tokyo da tempo e oramai è addentro alla realtà musicale del paese del sol levante ed è stato lui a spingere per la pubblicazione di questo LP intitolato "Proton Pump" e pubblicato su Family Vineyard e che riprende la registrazione di una storica performance dal vivo del 2015 al Pit Inn di Tokyo e dove sul palco si sono esibiti assieme Akira Sakata, sassofonista free-jazz classe 1945 dallo stile istrionico (caratteristica la sua abitudine di regalare performance vocali nel mezzo delle sue esibizioni dal vivo e in cui usa la sua voce letteralmente come se fosse un sassofono) e incendiario, i Chikamorachi (duo composto dal bassista Darin Gray e il batterista Chris Corsano) e il pianista e compositore Masahiko Satoh (1941).

Jim O'Rourke ha definito questo evento come una performance unica e "il più veloce scambio di informazioni io abbia avuto modo di assistere da molti anni a questa parte." Una definizione curiosa ma che trova giustificazione sin dalle prime battute dell'album in costruzioni musicali avant-jazz iperboliche e in cui sostenuti da una sezione ritmica che suona in una maniera assolutamente non convenzionale, i suoni del sassofono e del clarinetto di Sakata e del pianoforte di Satoh si incrociano come due uccelli che volano uno accanto all'altro a velocità vertiginosa a incrociando le loro traiettorie, ma senza mai scontrarsi, perché il loro volo non è frutto di programmazioni oppure di uno studio, ma è qualche cosa di istintivo e dove quella variazione che qualcuno potrebbe chiamare "errore", costituisce invece il miracolo della vita.

Formatisi entrambi nella scena musicale jazz di Tokyo durante gli anni sessanta, Sakata e Satoh sono due musicisti oramai noti a livello internazionale dagli appassionati del genere e che hanno collaborato negli anni con artisti di ogni angolo del mondo. La cosa bella di questo concerto sta forse proprio in questa specie di prova di forza compulsiva e di avanguardia e dove il jazz contemporaneo nella sua forma più espressionista trova una sua giustificazione in un contesto ambientale come la città metropolitana di Tokyo. In un mondo che gira sempre più veloce non c'è più spazio per il caro vecchio jazz notturno che suoni in maniera consolatoria mentre sei solo che passaggi per le strade illuminate dal neon delle insegne dei negozi, perché queste luci invece adesso si rincorrono una dietro l'altra e sembrano quasi essere loro a seguire te perché ti riconoscono mentre pensi di essere solo una macchia indistinta in un mare di persone.

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