La vicenda editoriale in Italia de Il Gran dio Pan di Arthur Machen è abbastanza curiosa: pur trattandosi del suo romanzo più importante – anche se il suo capolavoro resta probabilmente I tre impostoriFruttero e Lucentini decisero di non inserirlo nel 1960 nella celebre antologia Storie di fantasmi dove, per la prima volta nel nostro paese, apparvero le traduzioni di alcuni racconti dell’autore gallese. I 2 celebri critici ritenevano Il Gran dio Pan invecchiato male e consideravano invece il racconto lungo Il terrore, con qualche ragione, come il vertice della sua produzione. Bisognerà così aspettare il 1980 quando, presso Mondadori, Giuseppe Lippi curò l’antologia Il Gran dio Pan e altre storie soprannaturali per vedere infine tradotto il romanzo. Si tratta di un volume che col tempo è andato fuori catalogo e, negli ultimi anni, aveva anche raggiunto quotazioni interessanti nel mercato collezionistico.

Nel 2005 Fanucci lo ristampò con una grafica piuttosto dimessa mentre ultimamente Il Gran Dio Pan è tornato a suscitare l’interesse dell’editoria: nel 2016 Tre Editori ha dato alle stampe una bella edizione (attualmente la migliore disponibile) con un apparato critico molto interessante. Poi nel 2017 le nuove Edizioni Theoria – anche se non è dato sapere chi ne ha rilevato il marchio – hanno pubblicato una nuova edizione del libro.

La quinta edizione italiana pubblicata dalle Adiaphora Edizioni in una nuova traduzione con testo inglese a fronte, note critiche e una postfazione di H.P. Lovecraft lascia invece a desiderare. L’idea di rendere disponibile il testo in lingua originale può essere una curiosità anche se in rete, in realtà, il materiale di Machen è ben presente. La grafica invece personalmente non mi piace e la trovo piuttosto anonima. Forse non si avvertiva tutta questa necessità, soprattutto così a breve distanza di tempo dal nuovo volume pubblicato da Tre Editori, di una nuova ristampa.

Il Gran Dio Pan resta, in ogni caso, un’opera decadente molto potente e ricca di una fervida immaginazione. Fu pubblicato nel 1894 con la copertina di Aubrey Beardsley, disegnatore amico di Oscar Wilde. All’epoca il libro fece scandalo tanto che il Manchester Guardian lo definì “il più spregevole mai scritto in inglese. Lo è deliberatamente, di un’empietà acuminata. Potremmo dire di più, ma non vogliamo far pubblicità a questo libro maledetto”. Si tratta di un romanzo che riporta alla luce antiche leggende pagane ed è imperniato sul concetto filosofico di Male visto come parte della realtà quotidiana. La vicenda narra di come un chirurgo effettui un’operazione al cervello di una donna: l’effetto è devastante tanto che, attraverso “la visione del grande dio Pan”, farà l’esperienza di “vivere l’universo nella sua totalità”. La donna darà luce a una figlia bellissima che, ben presto, diventerà una sorta di creatura malefica, portatrice di morte e distruzione e causa di numerosi suicidi nel West End di Londra. Il Gran Dio Pan mischia scienza e alchimia in un connubio originale e affascinante e merita sicuramente di essere riscoperto anche se il destino di Arthur Machen è quello di rimanere uno scrittore di nicchia. Questo nonostante fosse stimato da un gigante della letteratura come Jorge Luis Borges e pur essendo il principale ispiratore di H.P. Lovecraft. In Italia tutto sommato ha forse avuto più fortuna di altri scrittori dimenticati del fantastico e, proprio di recente, le Edizioni Hypnos e Providence Press hanno reso disponibili opere inedite in Italia come Un frammento di vita e Il cerchio verde..

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