Brainstorm – Smile a While 1972

Nel guardare una di quelle pagine web, nelle quali sono raccolte le più brutte copertine degli album musicali, non può sfuggire la sgraziata immagine posta a cover di questo disco. Così, vista la copertina, pochi, proprio pochi, tentano di scoprire e approfondirne il contenuto, magari ipotizzando si possa trattare di una porcata in linea con l’immagine.

I Brainstorm sono un gruppo tedesco attivo nei primi anni ’70 a Baden-Baden con una discografia piuttosto risicata fatta da due album in studio e due live, più una early compilation e qualche partecipazione. Appartengono, di fatto e di diritto, al mondo kraut, con sconfinamenti nel jazz rock, nel Canterbury sound e nel rock blues. Lo stile è molto personale e i riferimenti sono maggiormente rintracciabili al di fuori della Germania dell’epoca, prediligendo l’esplorazione nei territori tracciati da Zappa, dal Canterbury Sound e delle free form jazzistiche e progressive inglesi, King Crimson e Family in prima linea. Nonostante questo, e non sembri un paradosso, all’ascolto si assaporano sonorità decisamente teutoniche.
La band, fino a qualche mese prima, rispondeva all’improbabile nome “Fashion Pink” e si cimentava in cover di Jethro Tull, Spencer Davis Group, Traffic e similari e pare fossero dannatamente bravi http://www.youtube.com/watch?v=gamaoU2b6C8. Freschi, freschi di cambio nome, incidono questo “Smile a While”, disco di esordio, datato 1972. Lavoro molto radicato nel suo tempo, che sfrutta tutti gli stilemi classici del periodo con organi distorti e carichi di fuzz, flauto, sax sporchi e tirati e cantati (pochi in realtà) con voci potenti.


Come in un film montato alla rovescia, si perde la cognizione dei tempi e dello spazio nello spartito, già all’ascolto delle prime tiratissime note che generano il poderoso jazz rock urbano ricco di fiati e di groove di “Das Schwein Truegt”, una sorta di degenerazione jazz kraut di trame crimsoniane. Proseguendo si incontrano parti di assoluta improvvisazione, sempre piuttosto moderata e mai avanzata verso la cacofonica o il rumorismo. Caratteristiche attribuibili, ad esempio, a porzioni di “Bosco Biati Weib Alles” http://www.youtube.com/watch?v=4NCCh6tVAYo, brano fortemente macchiato dal Canterbury Sound dei primi Soft Machine e del primo solista di Wyatt. Ma non mancano momenti più puliti nei quali saltano fuori trame tardo psichedeliche, dotate di una compassata eleganza, come “Einzug Der Elefanten”, ancora contrapposti a maligni attacchi di follia pura, come “Snakeskin Tangohttp://www.youtube.com/watch?v=ZXfCW8y0HG0 con lo stravolgimento in frittura kraut, della famosa “Hernando Tre Caffè”. E ancora teatralità e follia zappiana in “You are what's gonna make it last”, per arrivare al grande capolavoro del disco con la lunga, variabile, dinamica e divertente “Smile a while”. Come se non bastasse, per l’edizione CD sono stati recuperati altri brani, tra i quali una versione live e sensibilmente allungata di ”Thesen & Antithesen”, un brano davvero notevole risalente all’epoca Fashion Pink. Se pensate di poter amare un solido jazz rock variegato da forti pennellate Canterbury e kraut questo è un disco da tenere in debita considerazione.
Sioulette P.a.P.

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